...il solo sapere che un buon libro sta aspettando alla fine di una lunga giornata rende quella giornata più felice...

Kathleen Norris

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lunedì 21 dicembre 2009

IL PRIMO LIBRO!


Il primo libro si intitola:

"GRAZIE MATEMATICA!"


scritto da: Marta Iselle
riveduto e corretto da: Giulia Vigolo
supporto, informazioni tecniche e consigli: Elia Bonetto

CAPITOLO 1

"Merda Merda Merda!!!"
"Debito. Ora come lo dico a mio padre? Non mi lascerà partecipare al provino per entrare nel Vicenza."
Fu l’unica cosa a cui pensai in quel momento.
"Dovrò rinunciare al mio sogno più grande. Non potrò indossare la maglia bianca e rossa simbolo della mia passione per il calcio che mi porterebbe ad entrare in nazionale. Inoltre mio padre non mi rivolgerà per molto tempo la parola."
"La cosa migliore è scappare...".....



Per leggere tutta la storia clicca qui.

lunedì 14 dicembre 2009

CAPITOLO 1 - GRAZIE MATEMATICA


"Merda Merda Merda!!!"
"Debito. Ora come lo dico a mio padre? Non mi lascerà partecipare al provino per entrare nel Vicenza."
Fu l’unica cosa a cui pensai in quel momento.
"Dovrò rinunciare al mio sogno più grande. Non potrò indossare la maglia bianca e rossa simbolo della mia passione per il calcio che mi porterebbe ad entrare in nazionale. Inoltre mio padre non mi rivolgerà per molto tempo la parola."
"La cosa migliore è scappare..."

Mi diressi verso la fermata dell’autobus, voltandomi l’ultima volta a guardare il tabellone dei voti appeso alla porta principale della scuola. Intravidi sfocato il mio “giudizio sospeso”, mi voltai e aspettai l’autobus.
Quando salii mi misi subito addosso le cuffiette per non sentire i commenti dei compagni, e per tutto il tragitto dalla scuola alla stazione osservai le case scorrere velocemente sotto i raggi del sole.
Non mi accorsi neanche del tempo che passava e in un attimo arrivai a destinazione. Appena scesi, di fronte a me vidi solo una enorme porta scorrevole bianca, aperta, e sulla destra la biglietteria.
Nello stesso istante il mio autobus arrivò mezzo pieno di persone. Non avevo nessuna voglia di tornare a casa. Guardai il veicolo fermarsi e alcuni compagni che salivano sorridendo, altri con una stupida espressione di preoccupazione.
Se fossi tornato a casa la mia giornata si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi quindi, mi diressi verso la stazione dei treni.
Senza pensarci andai alla cassa, lessi il tabellone davanti a me: Milano. Non ricordo neanche cos'ho pensato so solo che quasi a mezza voce chiesi un biglietto per quella città.
-Ecco, fanno dieci e settanta, parte fra cinque minuti, binario due-.
Ringraziai, pagai la cifra e andai a sedermi in uno scompartimento in fondo al vagone, in un sedile neanche tanto comodo.
Mi chiesi se stavo facendo la cosa giusta e pensai di avvisare mia madre che avrei ritardato. Restai sorpreso quando mi accorsi di non avere il cellulare nella tasca.
"Dove diamine…"
Ricontrollai bene, ma non c’era traccia del mio N-70.
"Deve essermi caduto in autobus."
Mi alzai di scatto verso l’uscita ma proprio in quel momento, la porta si chiuse.
"Classico. Come ogni volta che desideri che qualcosa non accada, ecco che accade!"
Con un fischio vidi le persone allontanarsi alla mia destra per poi scomparire e la strada diventare una sorta di campi ed arbusti...

CAPITOLO NUMERO 2

lunedì 7 dicembre 2009

CAPITOLO 2 - GRAZIE MATEMATICA


Avevo circa un’oretta scarsa di viaggio durante la quale riflettei su ciò che avrei dovuto raccontare ai miei genitori. Per prima cosa avrei dovuto dire che mi ero impegnato anche se, detto fra noi, non era veramente così. Il tempo passato sui libri era quella mezz'ora alla sera, appena dopo gli allenamenti tanto per sapere almeno l’argomento del giorno successivo.
Adoravo il calcio, fin da quando avevo tre anni. Ho sempre amato questo sport. Sono cresciuto in quel campo, con i miei amici. Il mio ruolo era difensore centrale, e mi consideravano bravo. In più di una partita ho giocato come capitano. Era l’unica cosa che mi faceva tornare a casa distrutto.
Mio padre non capiva cosa ci trovassi di tanto bello nel rincorrere un pallone. Lui ha sempre preferito gli sport come il nuoto, che modellano il fisico e fanno bene alla salute.
Ma la mia passione per il calcio non era comparabile con le sue chiacchiere.
Finalmente quest’estate mi avrebbe portato a fare il provino per entrare nella squadra dei giovanissimi a Vicenza e magari qualche scout di qualche squadra importante, in un futuro non troppo lontano, mi avrebbe notato e mi avrebbe proposto un contratto. Ma il mio sogno era giocare in nazionale...
Non avevo però calcolato il debito in matematica. Mio padre mi farà rinunciare alla squadra di sicuro.
Chiusi gli occhi e feci un bel respiro.
C’era molto silenzio nel mio scompartimento. L’unico rumore che sentivo era quello delle ruote metalliche del veicolo...a intermittenza...
Guardai l’orologio. Erano passata circa mezz'ora quando il treno si fermò alla fermata "Desenzano-Sirmione".
All'improvviso sentii un rumore di passi venire verso il mio posto.
"Deve essere un controllore." Pensai.
Estrassi subito dalla tasca il biglietto per non sembrare il solito ragazzino sfacciato.
Ma inaspettatamente, un ragazzo di circa 17 anni si fermò a mezzo metro da me.
-E' libero questo posto?-mi chiese cortesemente.
Osservai lo zaino che portava in spalla. Si vedeva una borraccia mezza piena.
"Probabilmente deve essere stato ad un allenamento" pensai.
-Certo- risposi, dopo qualche secondo.
Si sedette nel sedile di fronte al mio, salutandomi con uno strano sorriso e adagiando a terra la sacca rosso-nera.

CAPITOLO NUMERO 3

lunedì 30 novembre 2009

CAPITOLO 3 - GRAZIE MATEMATICA


Portava un paio di pantaloni di una tuta scura con una t-shirt in microfibra rossa con lo sponsor della BWIN.
"Io l’ho già visto."
All'improvviso mi rivolse uno sguardo indagatore.
-Come ti chiami?- mi chiese.
Mi sedetti composto nel sedile e abbozzai un sorriso.
-Chris….Christian…e tu?-
-Andrea. Dove vai di bello, Chris?-
-Non lo so di preciso, forse da nessuna parte.-
-Come da nessuna parte?-
Aspettai un attimo, prima di parlare per riflettere sulla risposta da dargli. Poi decisi che gli avrei detto la verità, avevo bisogno di sfogarmi e di aiuto...
-Sono stato rimandato in matematica. Mio padre mi promise che mi avrebbe portato a fare il provino per entrare nella squadra di calcio dei giovanissimi della mia città. Non sapendo che dirgli sono salito sul primo treno che partiva ed eccomi qua. Per una maledetta materia rischio la bocciatura e sempre per quella materia passerò tutta l’estate a studiare senza toccare il pallone. Non andrò nemmeno in vacanza con i miei amici. Avevamo organizzato tutto perfettamente! Avremmo passato la mattina in spiaggia, il pomeriggio l’avremmo trascorso a giocare a calcio nel campetto dell’albergo e la sera avremmo ballato in discoteca, senza compiti, senza genitori, insomma senza problemi! Dovevo impegnarmi di più, dovevo studiare di più, invece no, mi sono comportato male e ora pago le conseguenze rovinandomi l’estate e forse anche un anno intero! Se non prendo la sufficienza nell’esame a settembre mi bocceranno e perderò l'anno! Dovrò ripetere tutti gli argomenti, dovrò ascoltare le prediche dei professori di nuovo, che noia! E la cosa peggiore non sarò più in classe con Alessandra! Lei è stupenda, mi piace davvero tantissimo, e forse le piaccio. La settimana scorsa siamo usciti insieme ed è stato uno dei pomeriggi più belli della mia vita. Cisiamo divertiti tanto, e prima di andare a casa mi ha dato un bacio. Verrà sicuramente promossa e io se vengo bocciato non vedrò più il suo sorriso ogni giorno. -
"Molto contorto, chissà se mi avrà ascoltato."
Sorrise divertito.
-E ora dove andrai?-
-Bo- risposi, abbassando lo sguardo.
-E cosa pensi di fare?-
-Bo.-
"...che discorso interessante..."
L’attimo successivo scoppiammo a ridere entrambi.
-Sai, Christian, quando avevo la tua età mi successe la stessa identica cosa. Mi ricordo che mia madre mi “sequestrò” i divertimenti tutta l’estate e studiando recuperai la materia ma…persi la mia ragazza poiché non potei quasi mai uscire durante le vacanze.-

CAPITOLO NUMERO 4

venerdì 27 novembre 2009

CAPITOLO 4 - GRAZIE MATEMATICA



Prese in mano la sacca e si alzò dal sedile.
“Quel viso, quella borsa, quella voce... Io lo conosco.”
Tutto ad un tratto mio resi conto che la persona con cui avevo parlato per un’ora era il giocatore più famoso della squadra giovanile del Milan. Volevo conoscerlo, dovevo saperne di più. Così quando lui scese decisi di scendere anch'io, trovarlo, parlarci ancora insieme, discutere di un'infinità di cose, avevo in mente già qualche centinaia di domande da fargli.
Lo persi di vista quasi subito. La stazione affollata se l’era inghiottito. Cominciai a vagare per il luogo, senza meta. Non conoscevo il posto, non sapevo nulla e l’unica persona che mi era di riferimento l’avevo persa. L’ansia cominciò a salire e la paura mi travolse, ma ad un certo punto vidi spuntare la sua sacca tra la gente. Così corsi e riuscii a fermarlo.
Quando gli arrivai innanzi, fece uno scatto indietro e io arrivai di fronte al suo petto.
-Sapevo mi avresti seguito, vieni a vedermi giocare?- mi chiese, ed estrasse dalla borsa un pallone da calcio. Lo lanciò in alto e quando ricadde lo fermò sulla schiena, dopodiché iniziò a palleggiare. Ne fece molti di palleggi, tutti precisi e perfetti.
All’improvviso vidi la palla arrivarmi di fronte. Istintivamente lo fermai con il piede sinistro e ripetei i suoi esercizi meglio che potei.
Era strano come in un attimo la gente che era alla stazione per prendere un treno ora stava li, immobile a guardarci. Arrivarono anche due bambini e passai il pallone anche a loro. Se lo passarono un paio di volte, poi lo calciarono in direzione di Andrea, che fermò il gioco. I bambini ci abbracciarono e poi se ne andarono con le loro mamme.
Io e Andrea ci dirigemmo verso lo stadio. Durante il tragitto mi disse che avevo talento, che non c’era motivo di sprecare una passione come la mia e che tra qualche anno magari qualche persona importante mi avrebbe proposto di giocare per una squadra importante.
Si schiarì la voce, come per iniziare un lungo discorso.
-Io sono un ragazzo come un altro, Chris. Sono arrivato a questo punto perché in tutta la mia vita mi sono allenato tanto. Trascuravo la scuola e gli amici l’amore, solo perché volevo arrivare in alto a tutti i costi. Ma se tu non giochi più ti rovini l’opportunità di fare carriera. Pensaci.-
Aveva ragione. Mio padre non aveva il diritto di farmi rinunciare al mio sogno.
Quando arrivammo allo stadio dovemmo separarci. Lui andò a cambiarsi mentre io salii sulle tribune dopo aver pagato l’entrata.
Avvistai un posto vicino ad una ragazza più o meno della mia età che stava a guardare con sua madre. Era molto carina. Aveva gli occhi color nocciola e i capelli molto lunghi fino a metà schiena, liscissimi. Era semplice, diversa dalle altre.
Quando si accorse che la stavo fissando mi guardò sorridendo. Mi voltai dalla parte opposta per la figura. Lei era l’immagine contraria della ragazza che mi piaceva, eppure c’era qualcosa in lei che mi pareva inusuale.
Entrarono i giocatori, seguiti dagli applausi dei tifosi che alzavano in aria le bandiere e gli striscioni.

CAPITOLO NUMERO 5

venerdì 20 novembre 2009

CAPITOLO 5 - GRAZIE MATEMATICA

L’arbitro fischiò e i giocatori cominciarono a correre.
“La palla è in possesso degli avversari, ma Andrea in scivolata la recupera, passa al compagno di sinistra; entrambi si dirigono con agilità verso la porta avversaria, il compagno tira e con una rovesciata spettacolare Andrea segna”.
-GOOOOOAL-
I tifosi si alzarono in piedi urlando.
-Grande Andy!!!- disse la ragazza di fianco a me.
"Probabilmente conosceva anche lei Andrea…"
Quando vide che non stavo tifando si girò e guardandomi perplessa mi chiese:
-Non sei del Milan?-
-Si certo ma.. conosci Andrea?-
Lei sfoggiò un grande sorriso.
-Certo, è mio fratello maggiore!- disse orgogliosa –Tu lo conosci?-
-Diciamo più o meno. L’ho incontrato nel treno mentre stavo venendo qui e dopo un po’ di chiacchiere mi ha invitato a vedere la sua partita- risposi.
Mi guardò, come aspettando che dicessi qualcosa.
-Sei del posto?- le chiesi, dicendo la prima cosa che mi venne in mente per non lasciare che il silenzio incrementasse la situazione.
-No, sono di Sirmione, vicino al lago di Garda, e tu?-
-Di Vicenza. Neanche tanto lontano-.
Poi riprese a guardare suo fratello che scartava di volta in volta gli avversari.
Io le stavo proprio accanto e cominciai a sentire qualcosa di strano … forse lei mi piaceva… ma non doveva piacermi perché io amavo Alessandra!! Mi sentii uno stronzo.
“Fino a ieri pensavo sempre a lei e ora che questa … come si chiama? Ecco non so neanche il suo nome come può piacermi?”
Eppure, dentro di me, sentivo che presto o tardi avrebbe preso il posto della mia compagna di classe.
Preso dai miei pensieri inutili non mi accorsi che la partita stava giungendo al termine.
Quando fischiò la fine i milanisti si misero a festeggiare cantando. Stavolta li seguii per non fare la figura dell’idiota.
I giocatori, dopo il saluto, sparirono verso gli spogliatoi. Io intanto mi diressi verso l’uscita per andare a complimentarmi con Andrea. Lo aspettai in strada, seduto su un muretto.
Quando uscì, mi voltai, e vidi che la ragazza carina e dolce di prima gli corse incontro ed Andrea la prese in braccio con affetto.
-Hei Chris! Come sono andato?- mi chiese, aspettandosi un complimento.
-Grande!- gli risposi, cercando di sembrare il più entusiasta possibile.
-Ti presento mia sorella Arianna-.
Lei si girò verso di me.
-Ci siamo già conosciuti-gli dissi e lui pose a terra la ragazzina e mi si accostò.
-Ne sono felice. Ho una novità per te. Ho riferito ad un talent scout che non saresti male come giocatore, che potresti allenarti qui a Milano a spese dell’associazione. Sarai mandato ad un collegio assieme ad altri ragazzi come te e potresti avere un futuro nelle nazionali. Vogliono vedere come giochi, vai al campo qui vicino, vogliono vederti adesso.-
Restai sorpreso per un attimo. –Ma dove si trova di preciso? Non conosco la zona..-.
-Ari l’accompagni tu?-
-Va bene, ci vediamo più tardi ciao ciao-.

CAPITOLO NUMERO 6

domenica 15 novembre 2009

CAPITOLO 6 - GRAZIE MATEMATICA

Arianna mi accompagnò al campo dove ci aspettavano due uomini vestiti in borghese. Quando mi avvicinai a loro mi diedero una borsa e mi dissero di cambiarmi.
La borsa conteneva un paio di scarpe da calcio piuttosto lucide e un pallone.
Me le infilai sul bordo del campo e prendendo il pallone in mano ritornai da loro.
Mi chiesero di palleggiare e quando ebbi finito una serie da cinquanta fecero posizionare Andrea, che intanto era arrivato, in porta. Il primo tiro fu parato e così pure il secondo ma il terzo andò dritto in rete. Al diciottesimo la palla sfiorò la traversa, ma prima di toccare terra la intercettai e con una parabola, passò alle spalle di Andrea.
-Basta così.- Dissero i due uomini e mi fecero segno di avvicinarmi.
Ero per lo più preoccupato che stanco e questo mi provocava una leggera tensione.
-Sarebbe davvero un passo avanti averti nella nostra squadra. Sei giovane e hai talento e passione. Saresti interessato?-
-Si, l’unico problema saranno i miei genitori. Se fosse per me entrerei anche subito ma presumo che dovrò parlarne con loro-.
-Facci sapere al più presto-. E mi lasciarono un foglietto con un numero di telefono, dopodiché se ne andarono.
Mi colse all’improvviso la fame. Era da minimo sette ore che non toccavo cibo. Probabilmente Andrea se ne accorse perché decise di portare me e la sorella al bar per mangiare un trancio di pizza. Fu esattamente lì al Bar che per caso buttai l’occhio all’orologio appeso alla parete. Erano quasi le sei.
-Devo tornare a casa!- dissi, sorpreso.
Appena finimmo di mangiare Arianna mi venne vicino e mi chiese: -Ci rivedremo?-
-Assolutamente!- le risposi. Ero davvero felice che ci tenesse a me. Prima di salire sul treno mi diede un bacio sulla guancia. Andrea mi strinse la mano. Ero sicuro che quello era un “arrivederci”.
Tornato a Vicenza presi l’autobus per tornare a casa. “Come potranno reagire i miei quando mi vedranno?” pensai e mi misi a decifrare tutti i possibili casi. Primo, si sarebbero infuriati e non mi avrebbero parlato per un bel po’; secondo, penseranno che sono stato dagli amici ma vedendo che non rispondevo al telefono avrebbero subito telefonato a casa di qualcuno per sapere dov’ero; ultimo, ma meno probabile, saranno preoccupati pensando che mi fosse successo qualcosa.
Scesi alla mia fermata e quando arrivai davanti la porta di casa esitai un attimo prima di bussare. Ma non feci a tempo e la porta si aprì e ad accogliermi c’erano i miei genitori che mi abbracciarono.
-Dove sei stato Chris? Non rispondevi al cellulare, non ti abbiamo più visto...-
Entrai in casa e subito mi fecero la domanda che mi sarei aspettato e l’unica a cui avrei avuto problemi a rispondere.
-Promosso?- la voce di mio padre era più sciolta del solito. Io li guardai negli occhi e quasi sussurrando dissi -No. Rimandato in matematica.-. Seguì mezzo minuto di silenzio.
-Non volevo tornare a casa, per non rovinarvi la giornata. Sono salito su un treno e sono sceso a Milano. Durante il tragitto ho incontrato Andrea, un giocatore della squadra giovanile del Milan che stava andando a giocare e mi ha invitato ad assistere alla partita. Prima di entrare allo stadio abbiamo fatto un paio di passaggi e ha visto in me un futuro in quello sport.-
-E quindi? Cosa ci hai guadagnato?-. Mi interruppe mia madre.
-Un posto nella squadra dei giovani. Andrea ha riferito ad un talent scout della mia passione e questi mi hanno voluto vedere. Sarebbe davvero il mio sogno se voi mi lasciaste…-
Ma se andarono in cucina, entrambi, sbattendo la porta e senza lasciarmi finire di parlare. "Classico" pensai. Andai in camera mia a mi accesi la televisione, addormentandomi poco dopo.

ULTIMO CAPITOLO

mercoledì 4 novembre 2009

CAPITOLO 7 - GRAZIE MATEMATICA

La mattina dopo mi ritrovai fra le braccia di mia mamma, le lacrime mi stavano bagnando. Stava soffrendo per colpa mia. L’abbracciai forte e le lacrime che sentivo stavolta erano le mie.
-Ne ho parlato con tuo padre e hai il nostro consenso. Pensiamo che questa sia l’opportunità giusta per dare una svolta alla tua vita e se questa è la strada che vuoi seguire non è giusto che te lo impediamo. Però devi promettermi che studierai quest’estate per recuperare la materia.-
In quel momento capii cosa proverebbero i miei genitori in futuro, quando non li vedrò più ogni giorno e stavo male anche io. Ma tenevo al calcio più di ogni altra cosa e se anche un ragazzo come Andrea me lo diceva, dovevo pur avere un certo talento.
-Hai la mia parola- dissi, dopodiché scendemmo in cucina per la colazione. Mio padre come sempre non c’era, ovvio era al lavoro.
Quando finii di mangiare, decisi di andare a trovare Ale. Doveva sapere tutto. Dopotutto era la mia migliore amica oltre che ragazza da qualche mese. Inoltre abitava nel mio quartiere quindi nel tempo extra scolastico ci risultava facile vederci.
Era una giornata calda, così andammo a fare una passeggiata. Passo dopo passo riuscii a raccontarle tutto e lei con poche parole mi sollevò il morale. Capii che con nessun altra potevo sentirmi bene come stavo con lei, nemmeno con Ari. Era grande il peso che avevo dentro, quello del fatto che l’avevo quasi tradita.
Dopo la passeggiata andammo a casa sua a guardare un film, la casa era deserta, non c’era nessuno tranne me e lei. Guardammo un film romantico e tenevo lei fra le mie braccia. Però dentro di me sentivo che doveva sapere di Arianna, così a metà film le dissi tutto. All’inizio sembrava che la prendesse bene ma quando si rese conto che io l’avevo desiderata, Ale mi cacciò da casa sua e aveva ragione.
Ecco ero da solo, tutti soffrivano a causa mia e mi sentivo tremendamente in colpa.
Era sera e stavo aspettando che mio padre tornasse dal lavoro per cenare e non solo, aspettavo anche ciò che avrebbe avuto da dire riguardo al calcio e alla proposta. Quando tornò però, niente era come mi sarei aspettato. Era in un certo senso felice che finalmente avevo trovato una ragione per studiare ed impegnarmi. Così quella sera chiamai il talent scout per dargli la buona notizia.
Pensai tutta la notte ad Ale, non potevo neanche pensare di averla persa per sempre.
Il giorno seguente lo stracorsi studiando matematica. Quando feci una pausa ne approfittai per chiamare Alessandra per chiederle scusa, ma lei non rispose e così le lasciai un messaggio in rubrica cercando di farmi perdonare. Aspettai tutto il giorno che mi chiamasse ma ovviamente non richiamò.
Era mezzanotte e non riuscivo ancora ad addormentarmi. Tutto ad un tratto il telefono di casa squillò. Era Ale!
Mi preparai a ricevere una marea di insulti, invece no, mi disse che ci dovevamo vedere poco dopo al parco. Uscii dalla finestra senza fare rumore e raggiunsi il parco.
Corsi facendo più in fretta che potevo. Lei era già li che mi aspettava. Il suo viso era cupo, cercava di nascondere le lacrime, ma le era impossibile. Cominciò a parlare e le sue parole uscivano veloci. Il dolore che provava riuscii anche a toccarlo. Mi disse che mi avrebbe perdonato ma se avessi fatto un altro passo falso mi avrebbe lasciato subito. La abbracciai forte e la riaccompagnai a casa.
In quel momento, tutto era perfetto.

giovedì 15 ottobre 2009

STIAMO LAVORANDO PER NOI!!!


...abbiamo appena fatto lo schema del primo racconto..tra poco inizieremo a scrivere i vari capitoli...questo primo racconto probabilmente sarà pieno di imprecisioni e un po' corto..ma perdonateci..per l'appunto è il primo racconto...dobbiamo prendere un po' di confidenza con la scrittura di mini-romanzi..thanks...
P.S. perdonateci gli errori e aspettateci..miglioreremo passo dopo passo e alla fine magari diventeremo pure bravi xD..in fondo questo progetto serve proprio a quello..a migliorarci nella scrittura..

^.^ Elia Giulia e Marta ^.^

sabato 10 ottobre 2009

Benvenuti

Direi di dare un benvenuto generale a tutti..
Questo blog è stato creato da 3 amici che frequentano un liceo nel quale il professore di lettere ha avuto un'ottima iniziativa..Ha avuto la bellissima idea di farci scrivere una serie di "romanzi"..dico romanzi tra virgolette perché effettivamente non siamo scrittori professionisti..anzi...per niente..xò ci siamo tuffati in questa avventura molto volentieri e con entusiasmo e cercheremo di fare il nostro meglio..carta e penna sono già pronti sul tavolo da lavoro quindi possiamo iniziare!!:-)
Prima di chiudere questa pagina se hai voglia e tempo ti chiediamo di leggere i successivi post(che conterranno la stesura dei mini romanzi) e magari commentare e dare dei consigli..qualsiasi consiglio o commento è apprezzato...
^.^ Grazie Mille..Elia Giulia e Marta ^.^

giovedì 26 marzo 2009

PROGETTO

BENVENUTI! 10/10/2009






SI RICOMINCIA... 16/01/2010






IN ARRIVO IL QUARTO LIBRO 03/04/2010




Abbiamo scelto di non pubblicare i link di tutti i capitoli in quanto li trovate rispettivamente qui per quanto riguarda il primo libro(GRAZIE MATEMATICA) e qui per quanto riguarda il terzo(OLTRE LO SPECCHIO). Il quarto racconto diviso in parti(FUGA DA MADRID) lo trovate qui.


Ultimo aggiornamento 13/05/2010

ELENCO CAPITOLI TERZO LIBRO

"OLTRE LO SPECCHIO"

Capitolo 1: "Swan Hill, Alberta, Canada. 15 gennaio 1976 cadavere è stato trovato del fosso della Southview Ave. Le braccia sfioravano il rivolo d’acqua stagnante, leggere. Le tracce di sangue erano inesistenti, ma l’espressione del viso..."

Capitolo 2: "Tornò a casa, Jayson, nella Oxford Ave. Entrò, chiudendo impulsivamente la porta alle spalle, creando un rumore che fece eco sui muri. Ripose lo zaino in cucina, prese un pezzo di pane dalla dispensa e lo addentò, guardandosi attorno. .."

Capitolo 3: "Passarono due settimane esatte, quando successe di nuovo.
Jayson tornò a casa da scuola, la quale nel frattempo era ricominciata regolarmente e, stanco, accese il televisore. Stava iniziando un documentario sui templari, quindi premette il pulsante 2 e iniziò a guardarsi le riprese delle scoperte di due archeologi. .."


Capitolo 4: "Arrivarono all’ufficio dopo una ventina di minuti, passando per la periferia del paese, evitando quindi l’ammasso fitto di persone nella libreria. Incontrarono diverse persone durante il tragitto, probabilmente se ne stavano tornando a casa...."

Capitolo 5: "Salve ragazzi. Entrate- disse il parroco.

La sala in cui li fece accomodare era composta da due divanetti ed un tavolo centrale, color rame. -Volevamo chiederle se potrebbe esserci d’aiuto riguardo quanto successo in questi giorni, noi siamo le persone più legate alle vittime. .."

Capitolo 6: "Trovarono la porta aperta quando rientrarono. Milford non era in casa. Entrambi immaginarono che fosse andato al solito bar a sbronzarsi come faceva da due settimane a quella parte. Se non che si prepararono una pasta veloce e mangiarono esattamente come facevano una volta, tanto tempo fa, ..."

Capitolo 7: "Mercoledì mattina, furono svegliati dal soprassalto. Corsero velocemente a prendersi una giacca e uscirono di casa. Di corsa andarono verso il campanile. Entrarono. La luce penetrava dalle finestrelle piccole, intagliate sulla pietra. Si vedevano appena i gradini, ma non potevano accendere la luce o il killer li avrebbero scoperti...."

ELENCO CAPITOLI PRIMO LIBRO

Libro: "GRAZIE MATEMATICA"

Capitolo 1: "-Merda Merda Merda!!!- -Debito. Ora come lo dico a mio padre? Non mi lascerà...."

Capitolo 2: "Avevo circa un’oretta scarsa di viaggio durante la quale riflettei su ciò che avrei dovuto raccontare ai miei genitori. Per prima cosa avrei dovuto dire che mi ero impegnato anche se....."

Capitolo 3: "Portava un paio di pantaloni di una tuta scura con una t-shirt in microfibra rossa con lo sponsor della BWIN. "Io l’ho già visto." All'improvviso mi rivolse uno sguardo indagatore. -Come ti chiami?- mi chiese...."

Capitolo 4: "Prese in mano la sacca e si alzò dal sedile.“Quel viso, quella borsa, quella voce... Io lo conosco.” Tutto ad un tratto mio resi conto che la persona con cui avevo parlato per un’ora era il giocatore più famoso della squadra giovanile del Milan. Volevo conoscerlo, dovevo saperne di più..."

Capitolo 5: "L’arbitro fischiò e i giocatori cominciarono a correre.
“La palla è in possesso degli avversari, ma Andrea in scivolata la recupera, passa al compagno di sinistra; entrambi si dirigono con agilità verso la porta avversaria, il compagno tira..."

Capitolo 6: "Arianna mi accompagnò al campo dove ci aspettavano due uomini vestiti in borghese. Quando mi avvicinai a loro mi diedero una borsa e mi dissero di cambiarmi. La borsa conteneva...."

Capitolo 7: "La mattina dopo mi ritrovai fra le braccia di mia mamma, le lacrime mi stavano bagnando. Stava soffrendo per colpa mia. L’abbracciai forte e le lacrime che sentivo stavolta erano le mie. -Ne ho parlato con tuo padre e ...."

LE PARTI DEL QUARTO LIBRO

Parte uno: "
La ragazza usciva in quel momento da casa sua, chiudendo la porta con la notevole chiave d’argento che luccicava al brillare del sole. Alle spalle si lasciava un edificio considerevolmente moderno e perfettamente centrato in un giardino in cui ci si poteva benissimo costruire un Luna Park..."



Parte due: "Sebbene quella dimora fosse così grande e lussuosa, la ragazza che viveva all’interno era veramente cortese. Era un piacere parlarci insieme. Quella sera, per far sentire la ragazza italiana a suo agio, Mireya ordinò della pizza per cena..."


Parte tre: "All’alba si salutarono all’aeroporto. Tutti gli studenti erano esageratamente tristi per l’abbandono della stupenda città. In aereo, la migliore amica di Eleonora si sedette, come'era logico che fosse, di fianco alla sosia Mireya..."