...il solo sapere che un buon libro sta aspettando alla fine di una lunga giornata rende quella giornata più felice...

Kathleen Norris

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domenica 14 marzo 2010

CAPITOLO 4 - OLTRE LO SPECCHIO


Arrivarono all’ufficio dopo una ventina di minuti, passando per la periferia del paese, evitando quindi l’ammasso fitto di persone nella libreria. Incontrarono diverse persone durante il tragitto, probabilmente se ne stavano tornando a casa.
Entrarono e si sedettero all’interno dell’ufficio di un certo Mr Kayle, un uomo di mezza età, alto e con uno strano ciuffo di capelli che gli nascondeva mezzo viso.
-Avremmo bisogno di alcuni chiarimenti riguardo a quanto successo in queste due settimane- disse Marie, iniziando il discorso.
-Tutto quello che sappiamo è che gli omicidi sono probabilmente a causa di una sola persona. Inoltre nel corpo delle due vittime è stato trovato un segno inciso sulla pelle. Il segno corrisponde in entrambe le donne e si trova inciso sul lato alto destro della schiena. Raffigura un cerchio di diametro dieci centimetri circa, attraversato da un anello più piccolo, intrecciato ad esso. In questi giorni si stanno svolgendo delle indagini più approfondite. Sembra che si tratti di segni riguardanti qualche circolo satanico e che siano state incise da molto tempo- rispose il poliziotto, quasi tutto d’un fiato.
-Tra quanto tempo potremmo avere delle risposte certe?- chiese Jayson.
-Non lo sappiamo con certezza … ormai non abbiamo più idea di dove dirigerci, mi dispiace ragazzi ma non posso esservi d’aiuto più di così- finì lui.
-Quello che ci ha riferito non è poco, la ringraziamo veramente, arrivederci- salutò la sorella, guidando anche Jayson fuori dall’edificio.
-Dobbiamo parlare con il parroco, se tutto questo è legato alle sette sataniche è l’unica persona che può aiutarci-.
Era talmente decisa che Jayson non ebbe parole per contestarla. In un certo senso era anche strana la cosa. Fino al giorno prima detestava sua sorella come il resto della sua “famiglia” e la digrignava escludendola dalla sua vita. In quel momento, però, si rese conto che lei era tutto quello che gli rimaneva. Allora lui la pizzicò su un fianco, per scherzare. Subito dopo, lei fece un grande sorriso, aggrappandosi alle braccia di Jayson e andando verso il colle, dove avrebbero parlato con il parroco.
La strada che conduceva a destinazione si estendeva tra gli alberi ormai spogli. Era sera e in quella stagione il buio non si faceva attendere: la strada sabbiosa era illuminata solamente da qualche basso lampione. Si percorrevano dei tratti ripidi, altri più longilinei, e l’atmosfera che si stava creando richiamava un senso di solitudine ed esclusione. Era come stare in un film horror, vivendo la scena di suspense che preannuncia l’uscita improvvisa del nemico. Invece, sembrava che nulla scostasse di un millimetro quella sensazione, nessun nemico, solo qualche gatto randagio si scorgeva tra l’erba attorno alla stradicciola, facendosi notare con il luccichio degli occhi. La strada pareva estendersi all’infinito, non se ne vedeva il concludersi, andavano solo incontro al riflesso nero del cielo, verso qualcosa di indefinito. Era orrendo come quel posto fosse così deserto e sentirsi così soli in mezzo a quella quiete autunnale dava i brividi. Di tanto in tanto la sorella faceva notare qualche segno di stanchezza e allora Jayson la prendeva in braccio, guidato dalla sola forza di sapere se in qualche modo quello che era successo fosse legato a lui. Gli parve impossibile che le uniche due donne che gli mostravano affetto avessero fatto quella fine, a distanza di così poco tempo. Dentro di sé percepiva il fatto di essere stato coinvolto in qualcosa che non gli dava tregua e che, se non lo avesse fermato, sarebbe continuato. Ed era proprio questo che gli faceva più male. Secondo la sua logica la prossima vittima doveva essere proprio Marie.
Si fermarono davanti ad un vecchio cancello color ruggine, dotato di alte guglie, che facevano da ostacolo.
-Un campanello!- disse la sorella, e andò per premerlo, ma si punse il palmo della mano. Attorno ad esso erano cresciute delle piante con le spine. Il cancello iniziò ad aprirsi lentamente, bloccandosi quasi subito. Ci passarono appena, sporcandosi i vestiti di ruggine. C’erano dei gradini che finivano in un edificio alto poco più di due piani, con le finestre buie. Ai lati della gradinata c’erano dei cespugli e qualche fontana, prosciugata e piena di fogliame. Alla sinistra, pochi passi più avanti due perle gialle brillavano nell’oscurità. Si mossero verso i ragazzi, lentamente. Quando arrivarono a una decina di metri da loro due, videro un grosso dobermann nero che li scrutava. Si mise a ringhiare all’improvviso, scattando verso i due che si misero a correre verso la casa. La ragazzina ad un tratto inciampò in un gradino e vide il muso dell’animale arrivargli in prossimità del viso. Chiuse gli occhi. Si sentì fortunatamente un rumore di catene, e Marie, con il cuore a mille, indietreggiò alzandosi da terra. Quando si voltarono, videro sulla soglia della porta una sagoma maschile, che li attendeva.


Capitolo numero 5

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