...il solo sapere che un buon libro sta aspettando alla fine di una lunga giornata rende quella giornata più felice...

Kathleen Norris

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giovedì 22 aprile 2010

E finalmente il quarto racconto :)

Il titolo del quarto racconto è:
"FUGA DA MADRID"



scritto da: Marta Iselle
riveduto e corretto da: Giulia Vigolo
supporto, informazioni tecniche e consigli: Elia Bonetto

P.S. questo racconto anche se breve è stato diviso in tre parti. Il racconto completo potrete scaricarlo andando sul link a fondo pagina. Se volete leggere il racconto ed avere la divisione in parti cliccate QUI.




PARTE 1





La ragazza usciva in quel momento da casa sua, chiudendo la porta con la notevole chiave d’argento che luccicava al brillare del sole. Alle spalle si lasciava un edificio considerevolmente moderno e perfettamente centrato in un giardino in cui ci si poteva benissimo costruire un Luna Park. Con passo sensuale, facendo attenzione a mettere adeguatamente un piede davanti all’altro per far risaltare la bellezza della sua camminata, si dirigeva verso il cancello principale. Li, ad attenderla, c’era la sua limousine bianca. Entrò accompagnata dall'autista che le apriva la porta mentre lei stava attenta a non stropicciare la giacca estiva, in cui era appoggiato Taylor, in braccio alla ragazza. Taylor era il suo spitz, un cagnolino di taglia piccola che quel venerdì, come ogni settimana, stava andando a farsi la toelettatura, mentre la padrona spendeva i suoi quattrini in lampade, manicure e pedicure.....continua qui

PARTE TRE - FUGA DA MADRID




All’alba si salutarono all’aeroporto. Tutti gli studenti erano esageratamente tristi per l’abbandono della stupenda città. In aereo, la migliore amica di Eleonora si sedette, come'era logico che fosse, di fianco alla sosia Mireya. Questa contava più che altro sul fatto che gli occhiali da sole che indossava le coprissero abbastanza il volto: le ragazze, si sa, notano ogni particolare. Mentre la classe tornava in Italia, in Spagna Ele approfittò di quel sabato mattina per andare a fare un giro tra i negozi. Adorava il look della sua compagna. In giro per il centro c’era tantissima gente e, ricordandosi del negozio che aveva visto il martedì visitando la città, si diresse verso quella direzione. Lo trovò subito, appariscente com’era. Fece qualche giro tra i camerini, provandosi uno dopo l’altro i capi di abbigliamento di quel negozio. Sfruttando un po’ di quattrini che si era portata da casa, si comprò due vestiti e una maglia piuttosto cortina. La sua compagna, a ora di pranzo, doveva essere arrivata a casa. Eleonora era molto preoccupata per la reazione che avrebbero potuto avere i suoi genitori quando si sarebbero accorti che era ritornata la figlia sbagliata e sperava che quel momento avvenisse il più tardi possibile.
Quel sabato sera, Eleonora si mise a scrivere una lettera all’amica straniera, per chiederle se andava tutto bene. Fu interrotta, però, dal suono improvviso del campanello. Scese a vedere chi fosse arrivato e inaspettatamente vide dal video-citofono i volti dei genitori di Mireya.
"Questa non ci voleva" penso dentro di se. Gli aprì, trovandoseli di fronte.
-Allora? Non sei contenta che siamo arrivati prima? - chiesero loro, vedendola un po’ persa.
-Si si! Che bella sorpresa! - rispose, cercando di imitare perfettamente la voce della loro figlia, oltretutto parlando in spagnolo. Loro non si accorsero della differenza, forse pensavano che avesse cambiato look o forse erano troppo felici di vederla che non si resero conto dei particolari. Tutto questo però fu di breve durata. Infatti, la mattina seguente, quando si svegliarono, Mireya era solita preparargli la colazione. Eleonora, a quel punto, non si tirò indietro anzi, cercò di ricordarsi quello che di solito gli veniva preparato. Andò in cucina, disponendo le tazzine nel vassoio e prendendo una brioche per ognuno. Fece il caffè, con tanto di schiuma abbondante, come piaceva a loro. Quando fu tutto pronto, lo portò in camera. Deliziarono la colazione, ma quando il “padre” assaggiò il caffè, il suo viso assunse un colore indefinito.
-Miry, come mai non hai messo lo zucchero? - chiese, disgustato. -Ops! Scusami! - rispose Ele, andando a prendere dello zucchero in cucina. Appena lo prese dalla dispensa, Taylor corse da lei e, per giocare, le morse leggermente il piede. La ragazza, colta di sorpresa, cadde portandosi dietro non solo lo zucchero ma anche qualche kilo di pasta e alcuni pacchetti di biscotti. Si sentì subito mortificata. Quando alzò la testa per rimettersi in piedi vide, alla sua destra il cane che la guardava divertito e a sinistra due paia di piedi. Li guardò dispiaciuta.
-Miry, è da ieri sera che sei strana, tu ci nascondi qualcosa -. Lei abbassò subito lo sguardo.
-Aspetta aspetta, come mai non hai la tua collana preferita? Non te la togli mai … - chiese la “madre”.
-L’ho … lasciata in bagno, l’avevo tolta per fare la doccia e ho dimenticato di metterla - disse Eleonora, ma questa sua risposta un po’ balbuziente fece preoccupare ancora di più gli adulti. Eleonora raccolse il disastro che aveva combinato. Intanto i genitori tornarono al piano di sopra. Andarono in camera della ragazza, per controllare se aveva nascosto qualcuno. Quello che trovarono, però, fu molto peggiore. La diciassettenne aveva lasciato sopra il comodino, dalla sera prima, la lettera che stava scrivendo all’amica. Loro, pensando che fosse di un ragazzo e, preoccupati perciò che qualcuno l’avesse fatta soffrire, la lessero. Era incompleta, anzi le uniche cose state scritte erano:

“Cara Mireya, qui si sente la tua mancanza. Spero che li stia andando tutto bene, vorrei sapere le novità che ….”

E la lettera si sfumava qui, in un “che” che aveva tutta l’aria di includere il guaio in cui si era cacciata Mireya.
Eleonora tornò in camera e quando varcò la porta, si trovò i genitori davanti, con aria furiosa.
-Eleonora? - chiese il “padre”. Ele sbarrò gli occhi, fissando il vuoto. -Dov’è nostra figlia? Rispondi stupida! - continuò la madre, con le lacrime agli occhi.
La ragazza non rispose. Non riusciva a pensare a nulla, come ogni volta che doveva farsi venire in mente qualcosa. Le arrivò uno schiaffo dritto sulla guancia dalla donna.
-In Italia - rispose finalmente Ele. -Ma sei impazzita??? - e un altro schiaffo le arrivò.
-Smettetela! È lei che mi ha chiesto tutto! - confessò la ragazza. -...mia figlia non farebbe mai una cosa del genere! Cos’è successo??? - chiese l’uomo.
- … venerdì si è fermata a dare dei soldi a una signora che chiedeva l’elemosina e questa le ha letto la mano. Le ha detto che tra ieri e oggi sarebbe arrivato un regalo inaspettato e che avrebbe fatto un incidente. È venuta da me piangendo e chiedendomi di poterci scambiare -.
A quel punto loro tacquero. Successivamente a quella discussione, i genitori chiamarono Mireya al cellulare, dicendole di prepararsi. Quando uscirono dalla porta, la ragazza si ricordò di aver dimenticato il telefonino in casa. Tornò all’interno dell’edificio a prenderlo e quando uscì, trovò due auto entrambe piuttosto distrutte. La Jaguar xj220 dei suoi e una Porsche boxster nera. Delle persone stavano chiamando la polizia. Lei rifletté un attimo. Se non si fosse dimenticata il telefono in casa, probabilmente in quel momento starebbero chiamando l’ambulanza. Era una fortuna per lei, ma anche per Miry, che sarebbe dovuta finire sotto quelle macchine. Ringraziò Dio anche per i suoi genitori, che fortunatamente erano riusciti ad evitare di essere colpiti nella parte anteriore della macchina. Tom e la moglie portarono Ele all’aeroporto e la fecero salire insieme a loro in un jet di loro proprietà. In due ore, furono a Treviso, nel Nord dell'Italia, dove la ragazza li stava aspettando. Appena si videro, le due ragazze si abbracciarono.
-Che hai fatto qui? - le chiese Mireya, accarezzandole la guancia.
-Qualcuno pensava che ti avessi fatto del male - rispose l’altra.
-Mi dispiace tantissimo! Scusa! - disse Mireya, mortificata.
-Non ti preoccupare! Comunque ti sei persa i tuoi genitori che per farti una sorpresa sono rientrati sabato sera e un incidente che per grazia di Dio sono riuscita ad evitare -. Poi aggiunse: -A te com’è andata, invece?-
-Mi hanno scoperto subito ma i tuoi genitori sono fortissimi! Mica si sono arrabbiati sai? Erano solo spaventati all’inizio! - spiegò Miry.
Entrambe si misero a ridere, coinvolgendo anche i genitori di entrambe le famiglie. Sebbene lo scambio durò così poco, l’esperienza fu irripetibile. Prima di lasciarsi, le due ragazze si abbracciarono di nuovo, promettendo di rivedersi.

FINE

PARTE DUE - FUGA DA MADRID




Sebbene quella dimora fosse così grande e lussuosa, la ragazza che viveva all’interno era veramente cortese. Era un piacere parlarci insieme. Quella sera, per far sentire la ragazza italiana a suo agio, Mireya ordinò della pizza per cena. Quando si fece tardi, si misero in salone a parlarsi, per conoscersi un po’. La ragazza del posto parlava bene l’italiano, nemmeno si sforzava più di tanto. Eleonora, a un certo punto, le fece una domanda che forse si pentì di fare per la risposta che avrebbe potuto ricevere.
-Ma … i tuoi genitori? -.
Mireya, però non fu per nulla dispiaciuta di rispondere.
-Li vedo solamente di domenica, svolgono un lavoro importante non proprio qui a Madrid. È anche per questo che, da fuori posso sembrare antipatica e snob dal mio modo di apparire. Cercano di viziarmi per farmi pesare meno la loro mancanza. Lo fanno solo per me, ed io lo apprezzo, anche se non vorrei essere giudicata male -.
Eleonora cercò lo stesso di cambiare discorso e parlarono di scuola, musica e ragazzi. Dopo quella chiacchierata andarono nelle loro stanze. Nonostante tutto, Eleonora iniziava a sentirsi bene e prese fiducia in se stessa, convincendosi che sarebbe riuscita ad adattarsi molto presto. Il giorno successivo conobbe i genitori della ragazza spagnola, potendo constatare che fossero veramente delle brave persone. Per il resto della settimana, il mattino si ritrovavano tutti a scuola, mentre nel pomeriggio si visitava la città dividendo in tappe il tempo a disposizione. Quello che veramente ci interessa, successe il venerdì, ovvero il giorno prima che i ragazzi italiani partissero per tornare al loro paese. Prima di far ritorno agli alloggi, Mireya passò a prendere Taylor che, come ogni venerdì, doveva farsi la toelettatura. Lungo il margine della strada, però, era seduta una donna sulla quarantina, vestita di stracci, che chiedeva l’elemosina. La ragazza, di animo buono, si intenerì, dandole una banconota da venti euro. La signora, per ricambiare il gesto della biondina, si offrì di leggerle la mano. Ovviamente Mireya non rinunciò, giacché era pure abbastanza curiosa di sapere il suo futuro. Era una persona che dava fiducia anche agli oroscopi.
-Ragazza, le carte mi dicono che in questi giorni ti accadranno due cose: riceverai un regalo inaspettato ma, mi dispiace dirlo, avrai un brutto incidente -.
La ragazza rimase ferma per un attimo, concentrandosi sulla parola “incidente”. Poi si alzò, ringraziando la signora con un sorriso. Ritirò il cane, poi tornò a casa. Eleonora, che intanto aveva preparato il risotto per cena, riconobbe subito che qualcosa turbava la compagna, giudicando dall’espressione che invadeva il suo volto. Quindi, senza pensarci due volte, andò a chiederle cosa fosse successo per essere così triste, ma Mireya, impassibile, le rispose che era solo un po’ stanca. Mangiarono il delizioso risotto con i funghi preparato da Eleonora, dopodiché questa accompagnò l’amica a dormire, per farla riposare. Rimase dispiaciuta per questo, era l’ultima sera e potevano guardarsi un bel film horror per terminare la vacanza. D'altronde non voleva influire nelle questioni personali della compagna, anche se la preoccupazione era comunque rimasta.
Mireya, per tutta la notte non chiuse occhio, pensando a quello che le aveva detto la signora qualche ora prima. Pensava a quando era bambina, l’incidente che aveva avuto in barca quando stava per affogare e al padre che riuscì a salvarla per miracolo. Il padre, però, non poteva esserci in quel momento. Gli salirono alla mente mille pensieri e mille paranoie, facendola preoccupare.
Alle tre di notte, Eleonora sentì una mano che le toccava il viso, facendola svegliare. Davanti a lei, trovò Mireya, con gli occhi lucidi. Aveva appena finito di piangere.
-Che succede Miry? -.
-Ele, oggi tornando ho incontrato una signora che chiedeva la carità e le ho dato dei soldi. Lei in cambio mi lesse la mano, dicendomi che durante la prossima settimana avrei avuto un incidente. Ho paura per questo, mi devi aiutare. Stanotte ci ho pensato parecchio e volevo chiederti se ti andava di scambiarci … -.
-Scambiarci? - chiese confusa la compagna.
-Si, tu sarai me per un po’. Io partirò al posto tuo - disse Mireya.
-Ma sarebbe impossibile! Cosa diranno gli altri? - domandò Eleonora.
-Non se ne accorgeranno. Ci assomigliamo parecchio, vedrai che con un po’ di trucco saremo identiche. Per favore! - rispose Mireya.
L’altra ci pensò. Sarebbe potuta stare in quella casa fantastica in quella città fantastica? Era la cosa migliore che potesse capitarle!
-Per me sarebbe, inoltre, fantastico stare qui. L’unico problema sarà casa mia, non so se ti ci potrai trovare bene - disse Eleonora.
-Non preoccuparti per questo, non sono mica così schizzinosa! -, rispose la compagna, comportando una breve risata.
Andarono così in bagno, armate di trucchi, vestiti e piastra. Mireya, una vera esperta nel settore di estetica, gli passò un po’ di fondotinta, dopodiché le truccò gli occhi con dell’ombretto blu brillante. Le mise qualche puffata di fard ai lati delle guance e del lucidalabbra. Infine, le stirò i capelli. Lei, invece, restò naturale, senza un filo di trucco. Si scambiarono i vestiti. Eleonora le fece indossare una maglietta azzurrina abbastanza larga e un paio di shorts verdi, mentre a lei fu prestata una minigonna con le pailette e una canottiera attillata color prugna intonata a degli stivali tacco 7 fino al ginocchio. Si andarono a specchiare, rimanendo stupite dall’evidente somiglianza che c’era tra loro. La faccenda si stava facendo parecchio interessante.

PARTE UNO - FUGA DA MADRID



La ragazza usciva in quel momento da casa sua, chiudendo la porta con la notevole chiave d’argento che luccicava al brillare del sole. Alle spalle si lasciava un edificio considerevolmente moderno e perfettamente centrato in un giardino in cui ci si poteva benissimo costruire un Luna Park. Con passo sensuale, facendo attenzione a mettere adeguatamente un piede davanti all’altro per far risaltare la bellezza della sua camminata, si dirigeva verso il cancello principale. Li, ad attenderla, c’era la sua limousine bianca. Entrò accompagnata dall’autista che le apriva la porta mentre lei stava attenta a non stropicciare la giacca estiva, in cui era appoggiato Taylor, in braccio alla ragazza. Taylor era il suo spitz, un cagnolino di taglia piccola che quel venerdì, come ogni settimana, stava andando a farsi la toelettatura, mentre la padrona spendeva i suoi quattrini in lampade, manicure e pedicure.
Eleonora, invece, stava distesa nel suo letto, osservando il fratellino che, con le lego, si costruiva il camion dei rifiuti. Non pensava a nulla, nemmeno al fatto che il giorno dopo avrebbe lasciato la sua famiglia per una settimana. Il giorno successivo sarebbe partita con la sua classe del liceo scientifico per una vacanza studio di destinazione Spagna. Ci aveva già pensato troppo il mese antecedente, immaginandosi alle uscite in quella meravigliosa città che avrebbe visitato: Madrid. Fatto sta che quel venerdì non era nemmeno un po’ nervosa per la partenza. Insomma, solitamente la gente si preoccupa del viaggio in aereo, della salute, dei vestiti e degli optional che dovrebbe portarsi via. Invece lei fissava il soffitto, l’azzurro satinato di cui era dipinto, senza pensare alle circostanze. Sua madre entrò di colpo, facendola alzare di soprassalto. -Ele, hai preparato la valigia? -. Lei fece cenno negativo con il capo, facendo aggrottare le sopracciglia della madre, un po’ scocciata. -Fa in modo che siano pronte prima delle sette di sera -, concluse, andandosene. Eleonora però, sapeva benissimo che la reazione del genitore era influenzata dalla sua partenza. Dopotutto, una madre è sempre un po’ in ansia per i propri figli. Senza farselo ripetere, colmò quelle due ore che precedevano l’orario di cena per riempire la sua valigia di pelle con qualche paio di jeans, delle t-shirt carine e un paio di vestiti eleganti in caso di sera fossero usciti in qualche locale al top. Ci mise all’interno anche il suo profumo preferito e gli accessori indispensabili per stare lontana da casa per una settimana.
Il giorno seguente si alzò grazie alla sveglia, alle cinque del mattino. Doveva prepararsi in due ore, controllare se aveva preso tutto e abbandonarsi a qualche minuto per rendersi conto che la situazione non fosse un sogno. Andò a farsi una doccia, dopodiché passò ai capelli. Indecisa se farsi la solita coda di cavallo, oppure una treccia più curata, li lasciò cadere naturali lungo la schiena. Si mise un po’ di eyeliner per far risaltare i suoi occhi azzurri coronati dal biondo dei suoi capelli lisci. Diede una controllata veloce alla valigia, poi partì con la madre verso l’aeroporto lasciando sopra al comodino del fratello una lettera di saluto, per non disturbare il suo dolce sonno. Ad aspettarla c’erano i suoi compagni, alcuni con il borsone, altri con bauli giganteschi. Per riassumere le due ore e mezzo di viaggio diciamo solamente che per tutto il tragitto Eleonora pensava, con la sua migliore amica che le era seduta accanto, alle foto che avrebbe scattato da mettere poi nel loro album, ma soprattutto sognavano i ragazzi spagnoli che avrebbero incontrato!
Arrivati a destinazione, trovarono ad aspettarli, 26 ragazzi che sarebbero stati i loro compagni di casa per sette giorni. I professori di entrambe le scuole si presentarono, riuscendo a capirsi per la somiglianza delle due lingue. Eleonora intanto chiese il permesso di prendersi un tè al bar, per calmare il mal di stomaco che le aveva procurato il distacco da terra. Quando tornò dai prof, vide che avevano già cominciato ad associare a ognuno il proprio compagno. A lei sarebbe toccata una ragazza di cui non si ricordava il nome, uno tipo Mora o Milagros, ma che in quel momento le sfuggiva. A Eleonora, però, non le misero di fianco nessuna Mora e nessuna Milagros, e i professori si guardarono con circospezione. Non c’era la sua compagna. A quel pensiero, dal corridoio di destra, vide avanzare a passi regolari una tipa in giacca bianca, aperta in un vestito beige sopra al ginocchio. Aveva i capelli lunghi, di un biondo tinto e la parte superiore del viso era coperta da un paio di grandi occhiali da sole. Il rumore dei suoi tacchi faceva eco per tutto il corridoio, conquistandosi l’attenzione di tutti. Era più simile a una stella di Hollywood più che a una studentessa. Quando arrivò di fronte ad Eleonora, questa si sentì assurdamente inferiore e malmessa in confronto alla ragazza in stile Lady Gaga che li stava di fronte. La tipa però, si dimostrò subito garbata, e dopo una stretta di mano le disse il suo nome. Mireya. Si tolse gli occhiali da sole, per educazione. Aveva un viso simpatico. Pur avendo quell’aria un po’ da snob, le fece un sorriso timido, vedendo che l’Italiana la stava fissando come fosse una modella.
Detto questo, quello che accadde nelle ore successive fu di essere accompagnati agli alloggi. Ognuno partì a piedi con il proprio studente spagnolo, intanto riuscendo a visitare qualche spezzone della bellissima città di Madrid. Quando Eleonora si trovò davanti alla casa di Mireya, pensò, anzi fu convinta, che avessero sbagliato abitazione. Invece la ragazza aprì il cancelletto accompagnandola all’interno della sua villa. Ele si fermò all’ingresso, per togliersi le scarpe, ma l’altra le fece capire che non ce n’era bisogno, e la condusse nella sua stanza a portare la valigia. Ovviamente, come riguardo al resto della casa, si sentì tremendamente nervosa. La sua stanza aveva un letto che era a dir poco favoloso, era un peccato perfino sedersi. Nelle pareti, erano appese riproduzioni di quadri di famosi pittori, di cui Eleonora riconobbe anche Klimt.

venerdì 16 aprile 2010

CHE MERDA.....


La vita è una merda..questo si sapeva..x questo bisogna solo provare a renderla migliore..a volte bisognerebbe fregarsene di quello che ti dicono, a volte devi perdere alcune persone che ci fanno solo stare male..bisognerebbe riuscire a dimenticare alcune cose, alcune persone per sempre..riuscire a darsi la forza di andare avanti sempre qualsiasi cosa succeda, vivere al meglio ogni momento, stare con gli amici, amare..riuscire a fregarsene dei problemi degli altri..riuscire a lasciare che se la sbrighino da soli..costruire solo amicizie e legami superficiali in modo da riuscire a non stare male succedesse mai qualcosa..bisognerebbe riuscire a non stare male per gli altri..avere il potere di tornare indietro nel tempo e cancellare i propri sbagli..perchè sbagliando si impara ma gli sbagli non si cancellano..e a volte sono troppo gravi come sbagli per essere rimediati..a volte rovinano estati..a volte rovinano legami..a volte rovinano vite..si dovrebbe riuscire a rialzarsi ogni volta che questa società di merda e questo mondo del c***z* ti buttano a terra ti passano sopra..riuscire a trovare sempre la forza di combattere e rialzarsi..riuscire ad avere sempre un obbiettivo da raggiungere..e qualche sogno nel cassetto da realizzare..riuscire ad avere la forza di reagire, avere qualcosa per cui combattere.. anche se a volte vorresti farla finita con tutti e tutto e ti sembra ci sia una sola soluzione ai tuoi problemi..nella vita bisognerebbe avere sempre qualcuno k ti sia vicino nei momenti in cui hai bisogno..i veri amici insomma..quelli che stanno con te anche quando stai male e che stanno con te quando preferirebbero essere altrove quelli che non ti voltano le spalle e che non ti usano solamente..anche se questi a volte non bastano non riescano a fare niente per te, non riescano a sostenerti, e ti senti doppiamente una merda perché li fai star male raccontandogli i tuoi problemi e loro ci stanno male per te e stanno male perché non riescono ad aiutarti..e ti senti SOLO……………SOLO…………e poi ci sono i periodi in cui devi staccare la spina..allontanarti da tutto, da tutti, non sentire nessuno, ognuno ha i suoi tempi, giorni, settimane, chissà mesi..ci sono di questi periodi e nessuno ci può fare niente, devi staccarti pensare solo a te stesso ritrovare quello che eri un tempo, ritrovare la voglia di vivere, la forza di andare avanti, e di ricominciare, ancora per una volta, quel ciclo vizioso che ti porterà di nuovo a star male, a soffrire, ad essere messo a terra, a doverti rialzare per non essere sommerso e ucciso, e a ricominciare a combattere..insomma..ricominciare a vivere..a vivere questa bellissima(nel vero senso della parola, non è ironico)vita di merda..

Elia Bonetto

giovedì 8 aprile 2010

PER RIDERE UN PO' :)

Un signore viaggiava in aereo ed aveva un urgente e improrogabile bisogno del bagno che però era occupato.
Chiese perciò all’hostes il permesso di utilizzare il bagno delle donne che, in quel momento, era libero.
Entrato in bagno il signore notò che i quattro pulsanti avevano questi nomi :
pulsante "SPA", pulsante "SAA", pulsante "SBA" e pulsante "RAT".
Il protagonista di questa storia, dopo essersi alleggerito a dovere, sentì crescere in lui un’enorme ed irresistibile curiosità sul funzionamento dei quattro bottoni.
Premette allora il primo pulsante, quello con la scritta "SPA" (Sistema di Pulitura Automatica). Sentì un getto di acqua tiepida sul sedere e sugli attributi e pensó: “Questo bagno è una delizia, ora capisco perché le donne ci trascorrono delle ore”.
Successivamente premette il pulsante con la scritta “SAA" (Sistema di Asciugatura Automatica), e subito ci fu un getto d’aria calda diretto sulle medesime parti che prima erano state lavate. Non poteva crederci!
Quando azionò il successivo pulsante, "SBA" (Sistema di Borotalco Automatico), le sue terga furono raggiunte dalla soave carezza di una leggerissima spugna impregnata di borotalco aromatico. Quell’esperienza stava raggiungendo quote di insospettabile piacere.
E, infine, schiacciò il quarto pulsante “RAT"... e perse ogni nozione. Quando si risvegliò non sapeva né dove fosse, né come vi era giunto, né che ora era.
Gli si avvicinò un’infermiera molto gentile e gli spiegò che si trovava in un ospedale, dove era giunto da due giorni in stato di shock traumatico, ma che erano ormai riusciti a normalizzare i suoi parametri vitali.
Ancora scosso lui domandò: - “L’aereo ha avuto un incidente terribile, non è vero?”.
“No signore, l’aereo è atterrato regolarmente a destinazione” Rispose l’infermiera
“Allora, cose è successo?”
Lei ha schiacciato il pulsante "RAT" (Ritiro Automatico del Tampax) e...
...il suo pene lo trova in una scatoletta, sotto il cuscino.

Elia Bonetto, Giulia Vigolo, Iselle Marta

domenica 4 aprile 2010

IN ARRIVOOOOOOOO!!!!


Ecco in arrivo il quarto libro..speriamo che vi siano piaciuti tutti fin'ora e speriamo che questo vi piaccia ancora di più.
Parlerà di uno scambio di persona..ma tutti i dettagli vi verranno svelati più avanti!!!!
A presto,

Elia Bonetto, Giulia Vigolo, Iselle Marta