Passarono due settimane esatte, quando successe di nuovo.
Jayson tornò a casa da scuola, la quale nel frattempo era ricominciata regolarmente e, stanco, accese il televisore. Stava iniziando un documentario sui templari, quindi premette il pulsante 2 e iniziò a guardarsi le riprese delle scoperte di due archeologi. Nella sua stanchezza, il ragazzo si lasciò a poco a poco cullare dal divano finché non gli si chiusero gli occhi. Era la prima volta che dopo l’accaduto della zia riusciva ad abbandonarsi al sonno.
Venne interrotto di soprassalto da alcune urla. Spaesato si guardò attorno e il suo sguardo andò a posarsi sullo schermo del televisore, da cui provenivano.
"Biblioteca della Main Street"
Non fece a tempo a leggere anche le altre parole scorrevoli che agì d’istinto.
Uscì velocemente di casa, andando verso la sua biblioteca. Sapeva benissimo quello che avrebbe trovato. Iniziò a tremare mentre con passo forte percorreva la strada di casa sua. Svoltò l’angolo, passando davanti al parco. Si fermò un istante. Un flashback. La stessa identica atmosfera di quel 23 settembre da poco passato, l’aria nitida e opaca, senza vita. Nemmeno la sua ombra si estendeva nell’asfalto. Era da solo, lui e se stesso. Prese la Main Street, correndo a occhi chiusi per non soffermarsi in futili particolari di quella città che odiava con tutto se stesso. Il ragazzo si fermò, comandato da una folata di vento. Aprì gli occhi alzando il capo, vedendo ciò che si aspettava di vedere.
Nuovamente tutte quelle persone, invecchiate dalla loro anima che occupavano la biblioteca e lo spazio attorno ad essa. A quel punto nessuno poté fermare la rabbia di Jayson. Si fece spazio tra la gente, talvolta usando la forza, comunque non spostando di un millesimo la loro espressione impassibile. Si ritrovò davanti la signora Alba, coperta da un telo, visibile solo di viso.
-Picchiata e ustionata con dell’acido-. Disse un carabiniere all’interno dell’edificio a Jayson. Questo si lasciò sfuggire ad un gemito di dolore: una fitta al cuore. Era quella ferita che era riuscita in parte a cicatrizzarsi ma che stava tornando a bruciare. La madre sei anni prima, la zia Elizabeth, adesso anche lei. Alzò il telo, trovandosi la signora Alba davanti agli occhi, con i vestiti rotti a strappi, sotto dei quali si vedevano i segni rossi provocati dall’acido. Fece un passo indietro, inciampando in un oggetto. Un libro. Quello che lei avrebbe dovuto mettere da parte per Jayson appena sarebbe arrivato in città. Quando il ragazzo lo vide si irritò ancora di più. Allora uscì di corsa, scappando da quella visione terribile, lasciandosi alle spalle quei burattini con le maschere, in processione. Piangeva, e in quel momento tutta la rabbia si trasformò in odio: odio verso quelle persone che gli avevano portato via tutto, persino il padre che invece di stargli vicino se n’era andato perché non riusciva a sopportare la perdita della moglie. Non aveva più nessuno, nemmeno lo zio lo degnava di attenzione.
Alzò la testa, smettendo per qualche attimo di piangere. A un centinaio di metri da sé c’era un ponte, con la ringhiera ruggine, che si scorgeva tra la nebbiolina. Prese quella decisione. Ora mai non aveva più nessun motivo per cui esistere ancora. Accelerò al passo, vedendo avvicinarsi a poco a poco la ringhiera e scorgendo man mano avvicinandosi un fiume alcune decine di metri più in basso.
Uno scontro improvviso lo fece cadere a terra. Alzato si vide davanti la sorella. Questa avvicinò una mano nella fronte del fratello dove stava un piccolo taglio, osservando i suoi occhi pieni di lacrime, così lucidi in cui si poteva specchiare.
-Cosa ci fai qui? Dovresti essere al rientro pomeridiano.-. Chiese Jayson cercando di mantenere il tono del fratello che è sempre stato. -Dimmi la verità!- rispose lei, più matura di come non lo era mai stata. In quell’istante il ragazzo vide quanto in realtà lei fosse cresciuta, sempre considerata una bimba da lui. -La mamma e il papà sono morti vero?- continuò lei, rimanendo inerte e stabile. Lui si lasciò andare ad un abbraccio affettivo, singhiozzando tra le lacrime. -La mamma è stata ammazzata sei anni fa, l’ho trovata nel fosso, seguendo papà. Questo se n’è andato di casa per il dispiacere e non è più tornato-. Fu interrotto dalla sorella -La zia Elizabeth è stata trovata nella piazza principale, in una tragica fine. E come se non bastasse la signora Alba e stata uccisa poche ore fa nella sua biblioteca.- concluse.
-Come le sai queste cose?- chiese lui, baciandola sulla guancia. -Le voci girano … e poi ho cercato molte volte di parlare con te, ma ottenevo di volta in volta una risposta acerba-. Era molto più cosciente di lui e Jayson se ne rese conto. Affrontava la situazione come una prova difficile, e di colpo, la decisione presa qualche minuto prima venne tolta dalla sua mente. Abbandonò quel ponte.
-Dobbiamo trovare l’origine di tutto, parleremo in privato con la polizia.- decise il ragazzo.
Cingendole la mano alla spalla, si asciugò gli occhi, consapevole che, invece, c’era ancora una persona su cui poter contare. Andarono così, verso l’ufficio dove speravano di trovare delle risposte ai dubbi della città.
Jayson tornò a casa da scuola, la quale nel frattempo era ricominciata regolarmente e, stanco, accese il televisore. Stava iniziando un documentario sui templari, quindi premette il pulsante 2 e iniziò a guardarsi le riprese delle scoperte di due archeologi. Nella sua stanchezza, il ragazzo si lasciò a poco a poco cullare dal divano finché non gli si chiusero gli occhi. Era la prima volta che dopo l’accaduto della zia riusciva ad abbandonarsi al sonno.
Venne interrotto di soprassalto da alcune urla. Spaesato si guardò attorno e il suo sguardo andò a posarsi sullo schermo del televisore, da cui provenivano.
"Biblioteca della Main Street"
Non fece a tempo a leggere anche le altre parole scorrevoli che agì d’istinto.
Uscì velocemente di casa, andando verso la sua biblioteca. Sapeva benissimo quello che avrebbe trovato. Iniziò a tremare mentre con passo forte percorreva la strada di casa sua. Svoltò l’angolo, passando davanti al parco. Si fermò un istante. Un flashback. La stessa identica atmosfera di quel 23 settembre da poco passato, l’aria nitida e opaca, senza vita. Nemmeno la sua ombra si estendeva nell’asfalto. Era da solo, lui e se stesso. Prese la Main Street, correndo a occhi chiusi per non soffermarsi in futili particolari di quella città che odiava con tutto se stesso. Il ragazzo si fermò, comandato da una folata di vento. Aprì gli occhi alzando il capo, vedendo ciò che si aspettava di vedere.
Nuovamente tutte quelle persone, invecchiate dalla loro anima che occupavano la biblioteca e lo spazio attorno ad essa. A quel punto nessuno poté fermare la rabbia di Jayson. Si fece spazio tra la gente, talvolta usando la forza, comunque non spostando di un millesimo la loro espressione impassibile. Si ritrovò davanti la signora Alba, coperta da un telo, visibile solo di viso.
-Picchiata e ustionata con dell’acido-. Disse un carabiniere all’interno dell’edificio a Jayson. Questo si lasciò sfuggire ad un gemito di dolore: una fitta al cuore. Era quella ferita che era riuscita in parte a cicatrizzarsi ma che stava tornando a bruciare. La madre sei anni prima, la zia Elizabeth, adesso anche lei. Alzò il telo, trovandosi la signora Alba davanti agli occhi, con i vestiti rotti a strappi, sotto dei quali si vedevano i segni rossi provocati dall’acido. Fece un passo indietro, inciampando in un oggetto. Un libro. Quello che lei avrebbe dovuto mettere da parte per Jayson appena sarebbe arrivato in città. Quando il ragazzo lo vide si irritò ancora di più. Allora uscì di corsa, scappando da quella visione terribile, lasciandosi alle spalle quei burattini con le maschere, in processione. Piangeva, e in quel momento tutta la rabbia si trasformò in odio: odio verso quelle persone che gli avevano portato via tutto, persino il padre che invece di stargli vicino se n’era andato perché non riusciva a sopportare la perdita della moglie. Non aveva più nessuno, nemmeno lo zio lo degnava di attenzione.
Alzò la testa, smettendo per qualche attimo di piangere. A un centinaio di metri da sé c’era un ponte, con la ringhiera ruggine, che si scorgeva tra la nebbiolina. Prese quella decisione. Ora mai non aveva più nessun motivo per cui esistere ancora. Accelerò al passo, vedendo avvicinarsi a poco a poco la ringhiera e scorgendo man mano avvicinandosi un fiume alcune decine di metri più in basso.
Uno scontro improvviso lo fece cadere a terra. Alzato si vide davanti la sorella. Questa avvicinò una mano nella fronte del fratello dove stava un piccolo taglio, osservando i suoi occhi pieni di lacrime, così lucidi in cui si poteva specchiare.
-Cosa ci fai qui? Dovresti essere al rientro pomeridiano.-. Chiese Jayson cercando di mantenere il tono del fratello che è sempre stato. -Dimmi la verità!- rispose lei, più matura di come non lo era mai stata. In quell’istante il ragazzo vide quanto in realtà lei fosse cresciuta, sempre considerata una bimba da lui. -La mamma e il papà sono morti vero?- continuò lei, rimanendo inerte e stabile. Lui si lasciò andare ad un abbraccio affettivo, singhiozzando tra le lacrime. -La mamma è stata ammazzata sei anni fa, l’ho trovata nel fosso, seguendo papà. Questo se n’è andato di casa per il dispiacere e non è più tornato-. Fu interrotto dalla sorella -La zia Elizabeth è stata trovata nella piazza principale, in una tragica fine. E come se non bastasse la signora Alba e stata uccisa poche ore fa nella sua biblioteca.- concluse.
-Come le sai queste cose?- chiese lui, baciandola sulla guancia. -Le voci girano … e poi ho cercato molte volte di parlare con te, ma ottenevo di volta in volta una risposta acerba-. Era molto più cosciente di lui e Jayson se ne rese conto. Affrontava la situazione come una prova difficile, e di colpo, la decisione presa qualche minuto prima venne tolta dalla sua mente. Abbandonò quel ponte.
-Dobbiamo trovare l’origine di tutto, parleremo in privato con la polizia.- decise il ragazzo.
Cingendole la mano alla spalla, si asciugò gli occhi, consapevole che, invece, c’era ancora una persona su cui poter contare. Andarono così, verso l’ufficio dove speravano di trovare delle risposte ai dubbi della città.
Capitolo numero 4
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