...il solo sapere che un buon libro sta aspettando alla fine di una lunga giornata rende quella giornata più felice...

Kathleen Norris

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lunedì 21 dicembre 2009

IL PRIMO LIBRO!


Il primo libro si intitola:

"GRAZIE MATEMATICA!"


scritto da: Marta Iselle
riveduto e corretto da: Giulia Vigolo
supporto, informazioni tecniche e consigli: Elia Bonetto

CAPITOLO 1

"Merda Merda Merda!!!"
"Debito. Ora come lo dico a mio padre? Non mi lascerà partecipare al provino per entrare nel Vicenza."
Fu l’unica cosa a cui pensai in quel momento.
"Dovrò rinunciare al mio sogno più grande. Non potrò indossare la maglia bianca e rossa simbolo della mia passione per il calcio che mi porterebbe ad entrare in nazionale. Inoltre mio padre non mi rivolgerà per molto tempo la parola."
"La cosa migliore è scappare...".....



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lunedì 14 dicembre 2009

CAPITOLO 1 - GRAZIE MATEMATICA


"Merda Merda Merda!!!"
"Debito. Ora come lo dico a mio padre? Non mi lascerà partecipare al provino per entrare nel Vicenza."
Fu l’unica cosa a cui pensai in quel momento.
"Dovrò rinunciare al mio sogno più grande. Non potrò indossare la maglia bianca e rossa simbolo della mia passione per il calcio che mi porterebbe ad entrare in nazionale. Inoltre mio padre non mi rivolgerà per molto tempo la parola."
"La cosa migliore è scappare..."

Mi diressi verso la fermata dell’autobus, voltandomi l’ultima volta a guardare il tabellone dei voti appeso alla porta principale della scuola. Intravidi sfocato il mio “giudizio sospeso”, mi voltai e aspettai l’autobus.
Quando salii mi misi subito addosso le cuffiette per non sentire i commenti dei compagni, e per tutto il tragitto dalla scuola alla stazione osservai le case scorrere velocemente sotto i raggi del sole.
Non mi accorsi neanche del tempo che passava e in un attimo arrivai a destinazione. Appena scesi, di fronte a me vidi solo una enorme porta scorrevole bianca, aperta, e sulla destra la biglietteria.
Nello stesso istante il mio autobus arrivò mezzo pieno di persone. Non avevo nessuna voglia di tornare a casa. Guardai il veicolo fermarsi e alcuni compagni che salivano sorridendo, altri con una stupida espressione di preoccupazione.
Se fossi tornato a casa la mia giornata si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi quindi, mi diressi verso la stazione dei treni.
Senza pensarci andai alla cassa, lessi il tabellone davanti a me: Milano. Non ricordo neanche cos'ho pensato so solo che quasi a mezza voce chiesi un biglietto per quella città.
-Ecco, fanno dieci e settanta, parte fra cinque minuti, binario due-.
Ringraziai, pagai la cifra e andai a sedermi in uno scompartimento in fondo al vagone, in un sedile neanche tanto comodo.
Mi chiesi se stavo facendo la cosa giusta e pensai di avvisare mia madre che avrei ritardato. Restai sorpreso quando mi accorsi di non avere il cellulare nella tasca.
"Dove diamine…"
Ricontrollai bene, ma non c’era traccia del mio N-70.
"Deve essermi caduto in autobus."
Mi alzai di scatto verso l’uscita ma proprio in quel momento, la porta si chiuse.
"Classico. Come ogni volta che desideri che qualcosa non accada, ecco che accade!"
Con un fischio vidi le persone allontanarsi alla mia destra per poi scomparire e la strada diventare una sorta di campi ed arbusti...

CAPITOLO NUMERO 2

lunedì 7 dicembre 2009

CAPITOLO 2 - GRAZIE MATEMATICA


Avevo circa un’oretta scarsa di viaggio durante la quale riflettei su ciò che avrei dovuto raccontare ai miei genitori. Per prima cosa avrei dovuto dire che mi ero impegnato anche se, detto fra noi, non era veramente così. Il tempo passato sui libri era quella mezz'ora alla sera, appena dopo gli allenamenti tanto per sapere almeno l’argomento del giorno successivo.
Adoravo il calcio, fin da quando avevo tre anni. Ho sempre amato questo sport. Sono cresciuto in quel campo, con i miei amici. Il mio ruolo era difensore centrale, e mi consideravano bravo. In più di una partita ho giocato come capitano. Era l’unica cosa che mi faceva tornare a casa distrutto.
Mio padre non capiva cosa ci trovassi di tanto bello nel rincorrere un pallone. Lui ha sempre preferito gli sport come il nuoto, che modellano il fisico e fanno bene alla salute.
Ma la mia passione per il calcio non era comparabile con le sue chiacchiere.
Finalmente quest’estate mi avrebbe portato a fare il provino per entrare nella squadra dei giovanissimi a Vicenza e magari qualche scout di qualche squadra importante, in un futuro non troppo lontano, mi avrebbe notato e mi avrebbe proposto un contratto. Ma il mio sogno era giocare in nazionale...
Non avevo però calcolato il debito in matematica. Mio padre mi farà rinunciare alla squadra di sicuro.
Chiusi gli occhi e feci un bel respiro.
C’era molto silenzio nel mio scompartimento. L’unico rumore che sentivo era quello delle ruote metalliche del veicolo...a intermittenza...
Guardai l’orologio. Erano passata circa mezz'ora quando il treno si fermò alla fermata "Desenzano-Sirmione".
All'improvviso sentii un rumore di passi venire verso il mio posto.
"Deve essere un controllore." Pensai.
Estrassi subito dalla tasca il biglietto per non sembrare il solito ragazzino sfacciato.
Ma inaspettatamente, un ragazzo di circa 17 anni si fermò a mezzo metro da me.
-E' libero questo posto?-mi chiese cortesemente.
Osservai lo zaino che portava in spalla. Si vedeva una borraccia mezza piena.
"Probabilmente deve essere stato ad un allenamento" pensai.
-Certo- risposi, dopo qualche secondo.
Si sedette nel sedile di fronte al mio, salutandomi con uno strano sorriso e adagiando a terra la sacca rosso-nera.

CAPITOLO NUMERO 3