Avevo circa un’oretta scarsa di viaggio durante la quale riflettei su ciò che avrei dovuto raccontare ai miei genitori. Per prima cosa avrei dovuto dire che mi ero impegnato anche se, detto fra noi, non era veramente così. Il tempo passato sui libri era quella mezz'ora alla sera, appena dopo gli allenamenti tanto per sapere almeno l’argomento del giorno successivo.
Adoravo il calcio, fin da quando avevo tre anni. Ho sempre amato questo sport. Sono cresciuto in quel campo, con i miei amici. Il mio ruolo era difensore centrale, e mi consideravano bravo. In più di una partita ho giocato come capitano. Era l’unica cosa che mi faceva tornare a casa distrutto.
Mio padre non capiva cosa ci trovassi di tanto bello nel rincorrere un pallone. Lui ha sempre preferito gli sport come il nuoto, che modellano il fisico e fanno bene alla salute.
Ma la mia passione per il calcio non era comparabile con le sue chiacchiere.
Finalmente quest’estate mi avrebbe portato a fare il provino per entrare nella squadra dei giovanissimi a Vicenza e magari qualche scout di qualche squadra importante, in un futuro non troppo lontano, mi avrebbe notato e mi avrebbe proposto un contratto. Ma il mio sogno era giocare in nazionale...
Non avevo però calcolato il debito in matematica. Mio padre mi farà rinunciare alla squadra di sicuro.
Chiusi gli occhi e feci un bel respiro.
C’era molto silenzio nel mio scompartimento. L’unico rumore che sentivo era quello delle ruote metalliche del veicolo...a intermittenza...
Guardai l’orologio. Erano passata circa mezz'ora quando il treno si fermò alla fermata "Desenzano-Sirmione".
All'improvviso sentii un rumore di passi venire verso il mio posto.
"Deve essere un controllore." Pensai.
Estrassi subito dalla tasca il biglietto per non sembrare il solito ragazzino sfacciato.
Ma inaspettatamente, un ragazzo di circa 17 anni si fermò a mezzo metro da me.
-E' libero questo posto?-mi chiese cortesemente.
Osservai lo zaino che portava in spalla. Si vedeva una borraccia mezza piena.
"Probabilmente deve essere stato ad un allenamento" pensai.
-Certo- risposi, dopo qualche secondo.
Si sedette nel sedile di fronte al mio, salutandomi con uno strano sorriso e adagiando a terra la sacca rosso-nera.
CAPITOLO NUMERO 3
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