...il solo sapere che un buon libro sta aspettando alla fine di una lunga giornata rende quella giornata più felice...

Kathleen Norris

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lunedì 25 gennaio 2010

INFO 3° LIBRO


Il terzo libro parlerà di una serie di omicidi che avverranno in una piccola cittadina situata in Canada, il protagonista sarà il figlio di una delle vittime che indagherà su questi omicidi e...............scoprirà.........................lo vedrete leggendo la storia...

Elia Bonetto, Giulia Vigolo, Iselle Marta

sabato 16 gennaio 2010

E SI RICOMINCIA...


Eccoci arrivati al terzo libro, stiamo pensando a cosa scrivere nella storia ma l'argomento generale che ci è stato assegnato dal professore è "un fatto che ha sconvolto una piccola comunità"...a presto...
Giulia Elia e Marta..

venerdì 15 gennaio 2010

SECONDO LIBRO

In quanto il professore ha espresso la richiesta di ridurre notevolmente la lunghezza dei racconti e ci ha dato il permesso di svolgere questo secondo libro senza la suddivisione in capitoli abbiamo scritto questo secondo libro appunto senza suddividerlo in capitoli e notevolmente più corto del precedente.

Il titolo di questo secondo racconto è "SORPRESA!!!".

scritto da: Marta Iselle
riveduto e corretto da: Giulia Vigolo
supporto, informazioni tecniche e consigli: Elia Bonetto


SORPRESA!!!

Dopo un’intensa ora di fisica, la campanella suonò indicando la fine della terza ora e l’inizio della ricreazione. La nostra materia grigia poteva finalmente andare in standby durante gli unici quindici minuti della mattinata in cui ogni ragazzo può farsi i cavoli suoi. La maggior parte ne approfittava per correre alle macchinette per non dover rischiare di finire in una coda che rubasse metà del tempo. Altri, invece preferivano mettersi ad ascoltare l’I-Pod o parlare di qualsiasi cosa; il resto della classe se ne andava in giro per la scuola per incontrare qualche faccia nuova. Io ero seduta sul banco con la schiena appoggiata al muro...

SORPRESA!!!

giovedì 7 gennaio 2010

SORPRESA!!!

"oddio no!"
Dopo un’intensa ora di fisica, la campanella suonò indicando la fine della terza ora e l’inizio della ricreazione. La nostra materia grigia poteva finalmente andare in standby durante gli unici quindici minuti della mattinata in cui ogni ragazzo può farsi i cavoli suoi. La maggior parte ne approfittava per correre alle macchinette per non dover rischiare di finire in una coda che rubasse metà del tempo. Altri, invece preferivano mettersi ad ascoltare l’I-Pod o parlare di qualsiasi cosa; il resto della classe se ne andava in giro per la scuola per incontrare qualche faccia nuova. Io ero seduta sul banco con la schiena appoggiata al muro, intenta a mescolare lo zucchero nel tè, girando il cucchiaino e osservando la scia bianca che si porta dietro all’interno del bicchierino di plastica. Fummo tutti sorpresi quando il rappresentante di classe entrò di colpo in aula con il fiatone dicendoci che aveva sentito da alcuni amici di quarta che il professore di biologia avrebbe fatto un compito a sorpresa dopo la ricreazione. Avevamo quella materia all’ultima ora!
Aveva già fatto un compito la settimana prima quindi non eravamo preparati, ma probabilmente, visti i nostri risultati nei compiti e nelle interrogazioni, era quasi scontato che la classe destinata era la nostra. Il problema principale fu quello dell’argomento. Il professore non aveva spiegato argomenti nuovi dall’ultimo compito, si era solo limitato ad interrogare quelli che avevano voti sotto la sufficienza. Sicuramente ne aveva scelto uno di qualche mese fa, ma essendo stato circa metà anno, il tempo della ricreazione non sarebbe bastato per riuscire a ripassare e prendere un voto sopra il sei. Potrebbe aver fatto domande incentrate su di una pagina del libro di testo, come su cento. Poteva scegliere un quesito per argomento oppure, peggio ancora, chiederci formule chimiche o legami atomici e molecolari.

Circa tre quarti della classe iniziò a sfogliare il quaderno degli appunti per andare a cercarsi le parole o i concetti chiave. Io aprii il libro per guardarmi qualche figura che mostrasse il DNA e i componenti vari, spiegati mentre ero assente. Ovviamente molti, come me, non riuscivano a concentrarsi sulle nozioni perché troppo preoccupati per il compito. Quel prof faceva solitamente domande a risposta multipla. Oltretutto le domande erano ambigue. Spesso anche avendo studiato, si cascava nei trabocchetti e si sbagliava comunque. Di certo iniziare il secondo quadrimestre con un voto negativo non è il massimo contando che poi sarebbe stato difficile recuperarlo.

Mentre cercavo di fissarmi in testa quelle immagini contorte strapiene di OH, N e compagnia bella, entrarono in aula tre ragazzi che erano andati a farsi un giro. Gli venne quasi da ridere quando videro metà classe con gli occhi puntati sul libro di biologia, ma successivamente intuirono che effettivamente doveva esserci qualcosa di strano. - All’ultima ora, compito di Bio? - chiesero, guardandoci con un’aria preoccupata. Io, tristemente, annuii e due di loro si accasciarono sulla sedia e, con un’espressione funerea, aprirono il libro anche loro. Teo, invece, prese dallo zaino una busta trasparente, e direttosi poi verso la porta, incrociò la Ila che stava buttando nel cestino la confezione dei Ringo e lo guardò con aria interrogativa. Vedendo l’espressione dell’altra, lui le disse: - Porto la relazione di fisica in aula insegnanti. Sabato l’avevo dimenticata - . Lei si spostò per farlo passare. Nel tornare al suo banco la Ila si fermò di colpo fissando il vuoto, come se le fosse venuto in mente qualcosa di colpo. - Qualcosa non va? - le chiesi. Lei disse, quasi non avesse nemmeno sentito la mia domanda: - In aula insegnanti se non sbaglio c’è anche il cassetto del professore di biologia, no? - e qui tutti, intuendo quello che intendeva dire, alzarono il capo e la guardarono. - Ila sei una grande - dicemmo in coro.

Dovevamo entrare in quell’aula e guardare le domande del compito. Avevamo esattamente dieci minuti. Io inseguii Teo e lo fermai spiegandogli cosa avevamo intenzione di fare e accettò, offrendosi volontario per recuperare il la verifica. Io e la Ila ci proponemmo di fare da esca. Ci avviammo verso l’aula insegnanti e vedemmo il famigerato professore alle macchinette, che si beveva il suo caffè ignaro del piano architettato da noi ragazzi. Si avvicinarono furtivamente all’aula insegnanti e videro che stranamente c’erano solo due professori che stavano oltretutto parlando tranquillamente fra loro. Uno dei due era il loro professore di disegno.

- Perfetto - , pensai. - Dato che è un mio prof, ho anche la scusa adatta per distrarlo! - Quindi ci avvicinammo alla porta e io e la Ila cominciammo a chiedergli di tutto, dai voti dell’ultimo compito grafico, alla data in cui si sarebbe fissato il successivo fino alla prossima data in cui si sarebbe svolta la successiva lezione del modulo disegno - italiano. Intanto Teo era entrato nell’aula e ci stava mettendo più del previsto. - E muoviti! Cosa aspetti a venire fuori??? - Finalmente Teo uscì con un’espressione trionfale stampata sul viso e quando io lo vidi, liquidai immediatamente il professore e io e la Ila ci avviammo dietro a Teo e così gli chiedemmo quasi all’unisono: - Allora? Cos’hai trovato? - Lui, continuando a sorridere, disse: - Eheheh. Il compito c’era, ma era per un’altra classe. Una quarta, mi pare. - Subito ci sentimmo sollevate, ma poi pensai: - E se ce l’ha dentro la borsa? - Probabilmente anche la Ila ebbe lo stesso presentimento perché ci guardammo e impallidimmo tutte e due. Teo vedendo la nostra espressione ci chiese perché eravamo così preoccupate. Dopo aver chiarito quel dubbio, anche Teo perse la sua espressione vittoriosa, che lasciò il posto a un’aria da cane bastonato. Proprio in quel momento, suonò la campanella. Era la fine. Era giunta la loro ora. Cupamente, tornarono in classe e ai loro compagni bastò guardarli in faccia per capire che l’operazione era fallita. Si sedettero ai loro posti con una calma irreale.

Entrò la prof di storia. - Ecco - pensai tristemente - Abbiamo tutta l’ora di storia per disperarci. - Infatti nessuno seguì la lezione: ognuno era preoccupato per l’ora seguente, c’era chi cercava di studiare biologia senza farsi vedere dalla prof, chi cercava di farsi i bigliettini e pensava a dove nasconderli. In classe regnava il silenzio, ma persino la professoressa di storia, probabilmente, percepiva l’agitazione e il terrore che si erano creati nell’aula. Io stessa presi più volte il libro di nascosto per ripassare qualcosa, ma, per colpa della preoccupazione, non riuscivo a ricordarmi nulla. Vidi che anche la Ila faceva lo stesso e con la coda dell’occhio vidi che Teo si stava silenziosamente preparando un numero eccessivo di bigliettini. E anche l’ora di storia finì e il termine di quella lezione rappresentò per molti l’inizio della fine.

Non appena la professoressa uscì dall’aula, mancò poco che molti andarono in coma. L’energia statica dell’aria era tale che bastava poco per far esplodere tutto, dall’agitazione si era pure formata la condensa sui vetri delle finestre. E infine il professore entrò allegramente con un passo baldanzoso nell’aula. La sua felicità stonava con l’atmosfera da cimitero della classe. Noi ci alzammo, totalmente rassegnati e pronti ad accettare il nostro destino qualunque esso fosse. Il professore salutò allegramente e disse: - Ragazzi, che cosa ci fate ancora in piedi? Sedetevi forza! Mica vorrete offrirvi tutti interrogati vero? - Quella frase del professore era come un faro di felicità nell’oceano di disperazione in cui la classe era finita dalla fine della ricreazione. Poi il prof firmò il registro e diede una controllata ai voti delle interrogazioni e, senza perdere il suo buonumore, annunciò: - Ragazzi, con la volta scorsa ho chiuso il primo giro di interrogazioni. Direi che stavolta vado avanti con il programma. Seguitemi in laboratorio di biologia che devo mostrarvi qualcosa di interessante. - Tutta la classe tirò un sospiro di sollievo tale che si sollevò tutta la polvere presente nella classe in un colpo solo. Seguì un silenzio di tomba. Quindi ci alzammo e seguimmo il professore fuori dall’aula. Mentre scendevo, Teo mi si avvicinò e mi disse: - Visto? Lo sapevo! Perché ti sei preoccupata così tanto inutilmente? - Sebbene Teo al cambio dell’ora aveva rischiato di andare in shock due o tre volte, mi limitai a sorridere e ad annuire. Salvi anche stavolta!