...il solo sapere che un buon libro sta aspettando alla fine di una lunga giornata rende quella giornata più felice...

Kathleen Norris

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lunedì 30 novembre 2009

CAPITOLO 3 - GRAZIE MATEMATICA


Portava un paio di pantaloni di una tuta scura con una t-shirt in microfibra rossa con lo sponsor della BWIN.
"Io l’ho già visto."
All'improvviso mi rivolse uno sguardo indagatore.
-Come ti chiami?- mi chiese.
Mi sedetti composto nel sedile e abbozzai un sorriso.
-Chris….Christian…e tu?-
-Andrea. Dove vai di bello, Chris?-
-Non lo so di preciso, forse da nessuna parte.-
-Come da nessuna parte?-
Aspettai un attimo, prima di parlare per riflettere sulla risposta da dargli. Poi decisi che gli avrei detto la verità, avevo bisogno di sfogarmi e di aiuto...
-Sono stato rimandato in matematica. Mio padre mi promise che mi avrebbe portato a fare il provino per entrare nella squadra di calcio dei giovanissimi della mia città. Non sapendo che dirgli sono salito sul primo treno che partiva ed eccomi qua. Per una maledetta materia rischio la bocciatura e sempre per quella materia passerò tutta l’estate a studiare senza toccare il pallone. Non andrò nemmeno in vacanza con i miei amici. Avevamo organizzato tutto perfettamente! Avremmo passato la mattina in spiaggia, il pomeriggio l’avremmo trascorso a giocare a calcio nel campetto dell’albergo e la sera avremmo ballato in discoteca, senza compiti, senza genitori, insomma senza problemi! Dovevo impegnarmi di più, dovevo studiare di più, invece no, mi sono comportato male e ora pago le conseguenze rovinandomi l’estate e forse anche un anno intero! Se non prendo la sufficienza nell’esame a settembre mi bocceranno e perderò l'anno! Dovrò ripetere tutti gli argomenti, dovrò ascoltare le prediche dei professori di nuovo, che noia! E la cosa peggiore non sarò più in classe con Alessandra! Lei è stupenda, mi piace davvero tantissimo, e forse le piaccio. La settimana scorsa siamo usciti insieme ed è stato uno dei pomeriggi più belli della mia vita. Cisiamo divertiti tanto, e prima di andare a casa mi ha dato un bacio. Verrà sicuramente promossa e io se vengo bocciato non vedrò più il suo sorriso ogni giorno. -
"Molto contorto, chissà se mi avrà ascoltato."
Sorrise divertito.
-E ora dove andrai?-
-Bo- risposi, abbassando lo sguardo.
-E cosa pensi di fare?-
-Bo.-
"...che discorso interessante..."
L’attimo successivo scoppiammo a ridere entrambi.
-Sai, Christian, quando avevo la tua età mi successe la stessa identica cosa. Mi ricordo che mia madre mi “sequestrò” i divertimenti tutta l’estate e studiando recuperai la materia ma…persi la mia ragazza poiché non potei quasi mai uscire durante le vacanze.-

CAPITOLO NUMERO 4

venerdì 27 novembre 2009

CAPITOLO 4 - GRAZIE MATEMATICA



Prese in mano la sacca e si alzò dal sedile.
“Quel viso, quella borsa, quella voce... Io lo conosco.”
Tutto ad un tratto mio resi conto che la persona con cui avevo parlato per un’ora era il giocatore più famoso della squadra giovanile del Milan. Volevo conoscerlo, dovevo saperne di più. Così quando lui scese decisi di scendere anch'io, trovarlo, parlarci ancora insieme, discutere di un'infinità di cose, avevo in mente già qualche centinaia di domande da fargli.
Lo persi di vista quasi subito. La stazione affollata se l’era inghiottito. Cominciai a vagare per il luogo, senza meta. Non conoscevo il posto, non sapevo nulla e l’unica persona che mi era di riferimento l’avevo persa. L’ansia cominciò a salire e la paura mi travolse, ma ad un certo punto vidi spuntare la sua sacca tra la gente. Così corsi e riuscii a fermarlo.
Quando gli arrivai innanzi, fece uno scatto indietro e io arrivai di fronte al suo petto.
-Sapevo mi avresti seguito, vieni a vedermi giocare?- mi chiese, ed estrasse dalla borsa un pallone da calcio. Lo lanciò in alto e quando ricadde lo fermò sulla schiena, dopodiché iniziò a palleggiare. Ne fece molti di palleggi, tutti precisi e perfetti.
All’improvviso vidi la palla arrivarmi di fronte. Istintivamente lo fermai con il piede sinistro e ripetei i suoi esercizi meglio che potei.
Era strano come in un attimo la gente che era alla stazione per prendere un treno ora stava li, immobile a guardarci. Arrivarono anche due bambini e passai il pallone anche a loro. Se lo passarono un paio di volte, poi lo calciarono in direzione di Andrea, che fermò il gioco. I bambini ci abbracciarono e poi se ne andarono con le loro mamme.
Io e Andrea ci dirigemmo verso lo stadio. Durante il tragitto mi disse che avevo talento, che non c’era motivo di sprecare una passione come la mia e che tra qualche anno magari qualche persona importante mi avrebbe proposto di giocare per una squadra importante.
Si schiarì la voce, come per iniziare un lungo discorso.
-Io sono un ragazzo come un altro, Chris. Sono arrivato a questo punto perché in tutta la mia vita mi sono allenato tanto. Trascuravo la scuola e gli amici l’amore, solo perché volevo arrivare in alto a tutti i costi. Ma se tu non giochi più ti rovini l’opportunità di fare carriera. Pensaci.-
Aveva ragione. Mio padre non aveva il diritto di farmi rinunciare al mio sogno.
Quando arrivammo allo stadio dovemmo separarci. Lui andò a cambiarsi mentre io salii sulle tribune dopo aver pagato l’entrata.
Avvistai un posto vicino ad una ragazza più o meno della mia età che stava a guardare con sua madre. Era molto carina. Aveva gli occhi color nocciola e i capelli molto lunghi fino a metà schiena, liscissimi. Era semplice, diversa dalle altre.
Quando si accorse che la stavo fissando mi guardò sorridendo. Mi voltai dalla parte opposta per la figura. Lei era l’immagine contraria della ragazza che mi piaceva, eppure c’era qualcosa in lei che mi pareva inusuale.
Entrarono i giocatori, seguiti dagli applausi dei tifosi che alzavano in aria le bandiere e gli striscioni.

CAPITOLO NUMERO 5

venerdì 20 novembre 2009

CAPITOLO 5 - GRAZIE MATEMATICA

L’arbitro fischiò e i giocatori cominciarono a correre.
“La palla è in possesso degli avversari, ma Andrea in scivolata la recupera, passa al compagno di sinistra; entrambi si dirigono con agilità verso la porta avversaria, il compagno tira e con una rovesciata spettacolare Andrea segna”.
-GOOOOOAL-
I tifosi si alzarono in piedi urlando.
-Grande Andy!!!- disse la ragazza di fianco a me.
"Probabilmente conosceva anche lei Andrea…"
Quando vide che non stavo tifando si girò e guardandomi perplessa mi chiese:
-Non sei del Milan?-
-Si certo ma.. conosci Andrea?-
Lei sfoggiò un grande sorriso.
-Certo, è mio fratello maggiore!- disse orgogliosa –Tu lo conosci?-
-Diciamo più o meno. L’ho incontrato nel treno mentre stavo venendo qui e dopo un po’ di chiacchiere mi ha invitato a vedere la sua partita- risposi.
Mi guardò, come aspettando che dicessi qualcosa.
-Sei del posto?- le chiesi, dicendo la prima cosa che mi venne in mente per non lasciare che il silenzio incrementasse la situazione.
-No, sono di Sirmione, vicino al lago di Garda, e tu?-
-Di Vicenza. Neanche tanto lontano-.
Poi riprese a guardare suo fratello che scartava di volta in volta gli avversari.
Io le stavo proprio accanto e cominciai a sentire qualcosa di strano … forse lei mi piaceva… ma non doveva piacermi perché io amavo Alessandra!! Mi sentii uno stronzo.
“Fino a ieri pensavo sempre a lei e ora che questa … come si chiama? Ecco non so neanche il suo nome come può piacermi?”
Eppure, dentro di me, sentivo che presto o tardi avrebbe preso il posto della mia compagna di classe.
Preso dai miei pensieri inutili non mi accorsi che la partita stava giungendo al termine.
Quando fischiò la fine i milanisti si misero a festeggiare cantando. Stavolta li seguii per non fare la figura dell’idiota.
I giocatori, dopo il saluto, sparirono verso gli spogliatoi. Io intanto mi diressi verso l’uscita per andare a complimentarmi con Andrea. Lo aspettai in strada, seduto su un muretto.
Quando uscì, mi voltai, e vidi che la ragazza carina e dolce di prima gli corse incontro ed Andrea la prese in braccio con affetto.
-Hei Chris! Come sono andato?- mi chiese, aspettandosi un complimento.
-Grande!- gli risposi, cercando di sembrare il più entusiasta possibile.
-Ti presento mia sorella Arianna-.
Lei si girò verso di me.
-Ci siamo già conosciuti-gli dissi e lui pose a terra la ragazzina e mi si accostò.
-Ne sono felice. Ho una novità per te. Ho riferito ad un talent scout che non saresti male come giocatore, che potresti allenarti qui a Milano a spese dell’associazione. Sarai mandato ad un collegio assieme ad altri ragazzi come te e potresti avere un futuro nelle nazionali. Vogliono vedere come giochi, vai al campo qui vicino, vogliono vederti adesso.-
Restai sorpreso per un attimo. –Ma dove si trova di preciso? Non conosco la zona..-.
-Ari l’accompagni tu?-
-Va bene, ci vediamo più tardi ciao ciao-.

CAPITOLO NUMERO 6

domenica 15 novembre 2009

CAPITOLO 6 - GRAZIE MATEMATICA

Arianna mi accompagnò al campo dove ci aspettavano due uomini vestiti in borghese. Quando mi avvicinai a loro mi diedero una borsa e mi dissero di cambiarmi.
La borsa conteneva un paio di scarpe da calcio piuttosto lucide e un pallone.
Me le infilai sul bordo del campo e prendendo il pallone in mano ritornai da loro.
Mi chiesero di palleggiare e quando ebbi finito una serie da cinquanta fecero posizionare Andrea, che intanto era arrivato, in porta. Il primo tiro fu parato e così pure il secondo ma il terzo andò dritto in rete. Al diciottesimo la palla sfiorò la traversa, ma prima di toccare terra la intercettai e con una parabola, passò alle spalle di Andrea.
-Basta così.- Dissero i due uomini e mi fecero segno di avvicinarmi.
Ero per lo più preoccupato che stanco e questo mi provocava una leggera tensione.
-Sarebbe davvero un passo avanti averti nella nostra squadra. Sei giovane e hai talento e passione. Saresti interessato?-
-Si, l’unico problema saranno i miei genitori. Se fosse per me entrerei anche subito ma presumo che dovrò parlarne con loro-.
-Facci sapere al più presto-. E mi lasciarono un foglietto con un numero di telefono, dopodiché se ne andarono.
Mi colse all’improvviso la fame. Era da minimo sette ore che non toccavo cibo. Probabilmente Andrea se ne accorse perché decise di portare me e la sorella al bar per mangiare un trancio di pizza. Fu esattamente lì al Bar che per caso buttai l’occhio all’orologio appeso alla parete. Erano quasi le sei.
-Devo tornare a casa!- dissi, sorpreso.
Appena finimmo di mangiare Arianna mi venne vicino e mi chiese: -Ci rivedremo?-
-Assolutamente!- le risposi. Ero davvero felice che ci tenesse a me. Prima di salire sul treno mi diede un bacio sulla guancia. Andrea mi strinse la mano. Ero sicuro che quello era un “arrivederci”.
Tornato a Vicenza presi l’autobus per tornare a casa. “Come potranno reagire i miei quando mi vedranno?” pensai e mi misi a decifrare tutti i possibili casi. Primo, si sarebbero infuriati e non mi avrebbero parlato per un bel po’; secondo, penseranno che sono stato dagli amici ma vedendo che non rispondevo al telefono avrebbero subito telefonato a casa di qualcuno per sapere dov’ero; ultimo, ma meno probabile, saranno preoccupati pensando che mi fosse successo qualcosa.
Scesi alla mia fermata e quando arrivai davanti la porta di casa esitai un attimo prima di bussare. Ma non feci a tempo e la porta si aprì e ad accogliermi c’erano i miei genitori che mi abbracciarono.
-Dove sei stato Chris? Non rispondevi al cellulare, non ti abbiamo più visto...-
Entrai in casa e subito mi fecero la domanda che mi sarei aspettato e l’unica a cui avrei avuto problemi a rispondere.
-Promosso?- la voce di mio padre era più sciolta del solito. Io li guardai negli occhi e quasi sussurrando dissi -No. Rimandato in matematica.-. Seguì mezzo minuto di silenzio.
-Non volevo tornare a casa, per non rovinarvi la giornata. Sono salito su un treno e sono sceso a Milano. Durante il tragitto ho incontrato Andrea, un giocatore della squadra giovanile del Milan che stava andando a giocare e mi ha invitato ad assistere alla partita. Prima di entrare allo stadio abbiamo fatto un paio di passaggi e ha visto in me un futuro in quello sport.-
-E quindi? Cosa ci hai guadagnato?-. Mi interruppe mia madre.
-Un posto nella squadra dei giovani. Andrea ha riferito ad un talent scout della mia passione e questi mi hanno voluto vedere. Sarebbe davvero il mio sogno se voi mi lasciaste…-
Ma se andarono in cucina, entrambi, sbattendo la porta e senza lasciarmi finire di parlare. "Classico" pensai. Andai in camera mia a mi accesi la televisione, addormentandomi poco dopo.

ULTIMO CAPITOLO

mercoledì 4 novembre 2009

CAPITOLO 7 - GRAZIE MATEMATICA

La mattina dopo mi ritrovai fra le braccia di mia mamma, le lacrime mi stavano bagnando. Stava soffrendo per colpa mia. L’abbracciai forte e le lacrime che sentivo stavolta erano le mie.
-Ne ho parlato con tuo padre e hai il nostro consenso. Pensiamo che questa sia l’opportunità giusta per dare una svolta alla tua vita e se questa è la strada che vuoi seguire non è giusto che te lo impediamo. Però devi promettermi che studierai quest’estate per recuperare la materia.-
In quel momento capii cosa proverebbero i miei genitori in futuro, quando non li vedrò più ogni giorno e stavo male anche io. Ma tenevo al calcio più di ogni altra cosa e se anche un ragazzo come Andrea me lo diceva, dovevo pur avere un certo talento.
-Hai la mia parola- dissi, dopodiché scendemmo in cucina per la colazione. Mio padre come sempre non c’era, ovvio era al lavoro.
Quando finii di mangiare, decisi di andare a trovare Ale. Doveva sapere tutto. Dopotutto era la mia migliore amica oltre che ragazza da qualche mese. Inoltre abitava nel mio quartiere quindi nel tempo extra scolastico ci risultava facile vederci.
Era una giornata calda, così andammo a fare una passeggiata. Passo dopo passo riuscii a raccontarle tutto e lei con poche parole mi sollevò il morale. Capii che con nessun altra potevo sentirmi bene come stavo con lei, nemmeno con Ari. Era grande il peso che avevo dentro, quello del fatto che l’avevo quasi tradita.
Dopo la passeggiata andammo a casa sua a guardare un film, la casa era deserta, non c’era nessuno tranne me e lei. Guardammo un film romantico e tenevo lei fra le mie braccia. Però dentro di me sentivo che doveva sapere di Arianna, così a metà film le dissi tutto. All’inizio sembrava che la prendesse bene ma quando si rese conto che io l’avevo desiderata, Ale mi cacciò da casa sua e aveva ragione.
Ecco ero da solo, tutti soffrivano a causa mia e mi sentivo tremendamente in colpa.
Era sera e stavo aspettando che mio padre tornasse dal lavoro per cenare e non solo, aspettavo anche ciò che avrebbe avuto da dire riguardo al calcio e alla proposta. Quando tornò però, niente era come mi sarei aspettato. Era in un certo senso felice che finalmente avevo trovato una ragione per studiare ed impegnarmi. Così quella sera chiamai il talent scout per dargli la buona notizia.
Pensai tutta la notte ad Ale, non potevo neanche pensare di averla persa per sempre.
Il giorno seguente lo stracorsi studiando matematica. Quando feci una pausa ne approfittai per chiamare Alessandra per chiederle scusa, ma lei non rispose e così le lasciai un messaggio in rubrica cercando di farmi perdonare. Aspettai tutto il giorno che mi chiamasse ma ovviamente non richiamò.
Era mezzanotte e non riuscivo ancora ad addormentarmi. Tutto ad un tratto il telefono di casa squillò. Era Ale!
Mi preparai a ricevere una marea di insulti, invece no, mi disse che ci dovevamo vedere poco dopo al parco. Uscii dalla finestra senza fare rumore e raggiunsi il parco.
Corsi facendo più in fretta che potevo. Lei era già li che mi aspettava. Il suo viso era cupo, cercava di nascondere le lacrime, ma le era impossibile. Cominciò a parlare e le sue parole uscivano veloci. Il dolore che provava riuscii anche a toccarlo. Mi disse che mi avrebbe perdonato ma se avessi fatto un altro passo falso mi avrebbe lasciato subito. La abbracciai forte e la riaccompagnai a casa.
In quel momento, tutto era perfetto.