...il solo sapere che un buon libro sta aspettando alla fine di una lunga giornata rende quella giornata più felice...

Kathleen Norris

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giovedì 25 febbraio 2010

CAPITOLO 7 - OLTRE LO SPECCHIO


Mercoledì mattina, furono svegliati dal soprassalto. Corsero velocemente a prendersi una giacca e uscirono di casa. Di corsa andarono verso il campanile. Entrarono. La luce penetrava dalle finestrelle piccole, intagliate sulla pietra. Si vedevano appena i gradini, ma non potevano accendere la luce o il killer li avrebbero scoperti. Fecero la prima rampa, con la massima calma. Proseguirono altre cinque, fermandosi poi per un momento. Sentirono dei lamenti provenire da piani più alti. Accelerarono il passo, sentendo l’avvicinarsi del pericolo incombere nei loro corpi. Si trovarono di fronte agli ultimi dieci gradini, dopo dei quali avrebbero scoperto se veramente il loro padre aveva ucciso quelle donne. Improvvisamente Marie si sbilanciò, aggrappandosi al muro. Le campane suonarono. A quel punto si sentì un ultimo urlo di una signora. Seguì un silenzio assoluto. Il killer, però, li sentì. Comparve di fronte a loro, ricoperto da un mantello nero e da una maschera del medesimo colore nel viso. Jayson, corrotto dalla stessa curiosità di quel giorno, gli corse incontro, strappandogliela dalla faccia, scoprendo un volto troppo familiare. Era veramente suo padre.
-Perché fai questo?- domandò urlando Jayson.
-Perché voglio vendicare tua madre!- ribatté Tom. Il ragazzo emise uno sguardo interrogativo.
-Tu eri solo un bambino Jayson, non sai cosa successe veramente. Tua madre era malata di cancro e per cercare di curarsi andò a chiedere guarigione a tre signore che praticavano dei riti. Quei riti erano satanici e la uccisero! Queste donne uccisero tua madre! E non avrò pace finché non avrò concluso la mia vendetta!- spiegò il padre.
-No!- il ragazzo sentì un odio profondo partirgli dalle viscere per salire fino alla testa. Era tutta una menzogna, la sua vita, tutti gli avevano mentito fino a quel momento.
-Si Jayson! Questo per me non ha più senso, vivere non ha più senso. Ma uccidersi senza vendicarsi è ancora più inutile!-
Dietro suo padre, vide una donna che, impiccata nel cordone del campanile, scaturiva compassione. Ne sentiva i respiri soffocati. Quante volte aveva assistito ad una scena del genere? Ormai troppe. Si era trovato di fronte a un viso che chiedeva pietà troppe volte messe insieme nella sua vita. Quella donna di fronte a se però aveva qualcosa che le altre non avevano. Era ancora viva. In quel momento il ragazzo sentì il desiderio di salvarla e, come se una forza dentro di lui agisse da sola, avanzò per slegare la vittima. Ma il padre lo afferrò per un braccio, scagliandolo sul pavimento
-Cosa c’è? Non odi tutte queste persone? Non credi che sia solo colpa loro se tua madre è morta? Non vedi il simbolo che ha?- disse voltandosi e andando a stracciare la maglia della donna, per mostrare il simbolo nascosto, poi continuò: -Vergognati!-.
-È vero, ma è stata anche lei ad andare da loro, non puoi scaricare la colpa solo su queste donne! Come hai potuto distruggere la vita di queste persone? Volevano solo aiutarla! … Ti odio!- a quelle parole del figlio, Tom diventò nero di rabbia, lanciandogli contro un coltello che conservava in tasca, con l’intenzione di colpirlo. Il ragazzo si scostò di lato, ricevendo di striscio il coltello nel polso sinistro. Si rialzò e corse sul pianerottolo, sfuggendo alla presa del padre. Cercava disperatamente un modo per riuscire a salvare almeno quella vittima. Con il coltello in mano procedette verso il padre, per minacciarlo. Questo non emise alcun segno di preoccupazione. Lo fissava con un mezzo sorriso. Quando fu in prossimità del corpo di Tom, Jayson si sentì afferrare per la maglia. Qualcosa lo tirò alle spalle. Dopo qualche secondo percepì la vista offuscata e un dolore intenso alla gamba sinistra. Qualche attimo dopo riuscì a riconoscere la sua posizione. Lo avevano fatto cadere violentemente dalle scale, facendogli sbattere la testa. Ma non fu suo padre. Guardò in alto, nel posto in cui si trovava qualche momento prima. Sua sorella lo contemplava con sguardo maligno. Era anche lei contro di lui. Non sapeva come, ma se lo sarebbe aspettato. Non sarebbe più riuscito a sopportare tutto questo. E cosa più importante avrebbe dovuto fermarli o la città sarebbe scomparsa. Accese le luci dall’interruttore nel muro del campanile e ruppe una lampadina, provocando una fiamma. Con decisione e fermezza, si tolse la maglia e la posò su di essa. L’incendio cominciò. Jayson sentì un calore profondo sommergerlo, interpretandolo come qualcosa di essenziale. Tutto era in fiamme attorno a lui, e tra il fluente movimento del fuoco vide le due figure che tentavano invano una via d’uscita. Non sarebbero riusciti a fuggire senza bruciarsi. Jayson era felice. Felice che nella sua vita fosse riuscito a fare qualcosa di positivo per se stesso e per gli altri. La sua esistenza si consumò con i resti della torre. Fino all’ultimo istante lui non ebbe rimpianti per ciò che stava facendo. Accanto a lui, anche i due complici che avevano fatto andare in delirio la gente con i suoi giochi sporchi avrebbero smesso di abitare la città. Finalmente Swan Hill avrebbe potuto riacquistare la pace, forse.

sabato 20 febbraio 2010

CI SIAMO QUASI


Bene..il libro è quasi finito..mancano gli ultimi ritocchi e le ultime correzzioni..poi sarete voi e il nostro professore a giudicare il nostro lavoro..ragazzi...MANCA POCO!!!!!!!!

Speriamo vi piaccia questo nuovo libro.

Elia Bonetto, Giulia Vigolo, Iselle Marta

P.s. piccolo consiglio cinematografico...andate a vedere "GENITORI E FIGLI - AGITARE BENE PRIMA DELL'USO"

venerdì 12 febbraio 2010

ENGLISH PROJECT


Dopo aver creato individualmente il progetto di un caffè da costruire in Inghilterra, più precisamente nella città di Londra, ci è stato chiesto di scegliere quello che ci sembrava il migliore tra i nostri 3, eseguire le ultime modifiche e inserirlo nel nostro blog.
Data di scadenza 08/03/2010.
Speriamo vi piaccia.

Elia Bonetto, Giulia Vigolo, Iselle Marta